Con i suoi dipinti straordinari Silvestro Lega ci fa vivere una giornata nella seconda metà del XIX secolo.

Silvestro Lega in una foto d'epoca
Silvestro Lega in una foto d’epoca

Con questo articolo voglio fare con voi un “esperimento”: raccontarvi una giornata nella seconda metà del XIX secolo, ricostruendola grazie alle opere di Silvestro Lega.

Studiando l’artista, risulta infatti chiaro il forte legame fra arte e vita che quest’ultimo porta avanti.

Quando si trasferisce a Firenze, infatti, inizia a conoscere e a sentirsi molto vicino ad alcuni artisti che fanno capo al gruppo dei Macchiaioli, al punto tale da iniziare non solo i primi studi dal vero sulle colline fiesolane,

ma, soprattutto, a creare dipinti che rievocano la vita quotidiana dell’epoca.

Qui si esplicita il vero artista.

E’ fondamentale, inoltre, tenere presente che l’artista, dal carattere schivo e ombroso, riesce a dare il meglio di sè quando vive circondato dagli affetti delle famiglie borghesi con cui entra in contatto e con cui stringerà legami affettivi, come i Batelli a Piagentina o i Bandini al Gabbro.

Silvestro Lega: breve biografia

Silvestro Lega nasce a Modigliana l’8 dicembre del 1826 da Antonio Lega , proprietario terriero, e dalla sua seconda moglie Giacoma Mancini.

Dal 1838 frequenta il collegio dei Padri Scolopi presso la chiesa della Madonna delle Grazie di Modigliana.

Nel 1843 si trasferisce a Firenze e si iscrive all’Accademia di Belle Arti dove segue i corsi di Bezzuoli e Pollastrini.

Dopo un paio d’anni dal suo ingresso, Lega abbandona l’Accademia, continua a seguire solo la scuola di nudo, ed entra nell’atelier privato di Mussini.

L’orientamento artistico è prettamente Purista.

Sono anni, questi, intensi anche dal punto di vista personale.

Si interessa di politica e simpatizza per l’attività cospiratoria antiaustriaca.

A tal proposito, Lega si arruola come volontario nel 1848 nella prima guerra d’indipendenza contro l’Austria.

S. Lega, Bersaglieri che conducono prigionieri austriaci
S. Lega, Bersaglieri che conducono prigionieri austriaci, 1861. Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti

Continua a partecipare alle mostre annuali dell’Accademia, sempre utili per misurare la temperie stilistico-culturale di quegli anni.

Se il filone storico è ancora quello principale, tuttavia iniziano ad affacciarsi anche altri generi di composizioni e ritratti più vicino al vero e alla natura tipici degli artisti che confluiranno in seguito nel gruppo dei Macchiaioli Toscani.

Tra il 1859 e il 1861 si dedica, complice il concorso indetto da Bettino Ricasoli, alla creazione di numerose tele di soggetto militare e, soprattutto, alla rappresentazione di scene della vita moderna.

Nel 1862 inizia per Lega la stagione più felice e, quasi sicuramente, la più fertile: da quest’anno inizia infatti ad essere ospite della famiglia Batelli nella loro dimora lungo il torrente Affrico, alle soglie di Firenze, vicino alla campagna.

Qui viene stimolato nelle sue ricerche en plain air, grazie anche alla nascita della Scuola di Piagentina, di cui fanno parte alcuni esponenti dei Macchiaioli quali Signorini, Abbati, Borrani e Sernesi.

E’ in questo contesto che nascono opere capitali come Un dopopranzo, Una visita, L’elemosina, Il canto di uno stornello.

Questo momento idilliaco si interrompe bruscamente alla morte di Virginia Batelli nel 1870, momento tragico per Lega (che aveva intrecciato una relazione con quest’ultima), tanto che decide di tornare a Modigliana, sua terra d’origine.

Un anno dopo torna a Firenze dove partecipa alla Promotrice fiorentina. Inizia a soffrire i primi disturbi alla vista intorno al 1872.

A seguito di una crisi esistenziale, da cui si riprenderà gettandosi nell’impresa della Galleria di quadri moderni Borrani Lega & C., Lega ritrova un pò di serenità quando inizia a frequentare la famiglia Tommasi, di cui è spesso ospite a Bellariva.

Inizia l’ultimo periodo della sua attività artistica in cui si nota anche un profondo cambiamento nella sua tecnica pittorica, ora più vicina agli Impressionisti francesi.

Dal 1887 risiede periodicamente al Gabbro dove si dedica a ritrarre le gabbriggiane, le fiere abitanti del luogo.

Sono gli anni in cui si concentra esclusivamente sulla rappresentazione di soggetti femminili gettandosi in un vero e proprio studio psicologico delle stesse.

A seguito di un carcinoma allo stomaco, l’artista muore il 21 settembre del 1895.

Una giornata nella seconda metà del XIX secolo: l’arrivo a Piagentina

Dopo la breve biografia sull’artista, ora insieme ai suoi dipinti più lirici e poetici proviamo ad immaginare di vivere una giornata insieme alla borghesia di fine Ottocento.

Dicevo all’inizio che Silvestro Lega abbraccia uno stile purista che rende perfettamente leggibili le sue opere.

Nei suoi dipinti prevale una luce cristallina, memore delle opere di Piero della Francesca, un nitore prospettico e disegnativo che fotografa una realtà densa di particolari e la fa rivivere all’interno dell’opera.

Immaginiamo di arrivare a Piagentina … nella Firenze d’ allora, fuori la porta alla Croce, voltando a destra … si costeggiavano le mura … fin alla porta Guelfa. Di qui, dove erano le ultime case … la strada si divideva in due: una portava ad un bel viale di platani che andava al ponte sospeso sull’Arno; l’altra inoltrandosi per un lungo tratto fra i campi fino a un ponticello sull’Affrico, aveva sul suo argine una villetta dove abitava la famiglia Batelli e, anche, Silvestro Lega.

Una giornata con silvestro Lega, Il villino Batelli a Piagentina
S. Lega, Il villino Batelli a Piagentina, 1863. Viareggio, Istituto Matteucci

E’ quasi sera.

La luce rosata del tramonto inizia ad apparire in cielo con striature e pennellate di rosa e azzurro.

Il villino è immerso nel silenzio.

Il muro di cinta racchiude il giardino interno; scorgiamo una fila di vasi di terracotta sul muretto del terrazzo. Dentro, molto probabilmente, la famiglia è riunita a tavola per la cena, sobria.

Sentiamo qualcosa muoversi, un leggero fruscio.

Eccola. Una giovane donna è intenta a raccogliere fiori sul ciglio della strada. Un piccolo mazzetto che porterà a casa per sistemarlo sul tavolo della semplice cucina. Così accoglie il marito che torna dopo una lunga giornata di lavoro sui campi.

Inizia la giornata

Il sole si leva alto nel cielo sopra Piagentina.

I domestici hanno aperto le imposte della villetta, ancora immersa nel silenzio. Via, via che il sole avanza in cielo i muri bianchi della stessa splendono sotto i raggi solari.

All’interno, la famiglia consuma la prima colazione sapientemente preparata.

E si ricomincia.

La mattinata scorre fra tanti impegni.

Una signorina decide di approfittare del bel tepore per uscire Tra i fiori del giardino a leggere un libro.

Una giornata con Silvestro Lega, Tra i fiori in giardino
S. Lega, Tra i fiori del giardino, 1863. Collezione privata

In quegli anni le donne hanno già iniziato ad emanciparsi, ora possono anche dedicarsi alla lettura.

Riparata da un ombrellino, Virginia è assorta nella lettura. La luce del sole illumina l’elegante abito azzurro e gioca con le aiuole fiorite del giardino.

Ma ora è tempo di uscire per fare una piccola passeggiata, prima della lezione di pianoforte in programma verso le ore 11.00.

Virginia con Maria Delfina e un’amica escono per una passeggiata. Stanno per varcare il cancello della villa quando un portalettere consegna una lettera all’amica. La ragazza, presa dalla curiosità, la apre e si mette a leggerla. Timidamente, da lontano, arriva una mendicante. Virginia la scorge con la coda dell’occhio. La conosce, passa quasi ogni giorno, quindi tiene già in mano la moneta che le donerà: L’elemosina è abbastanza praticata dalle classi borghesi.

La mendicante si avvicina ma, rispettosamente, tiene le distanze, tanto che Virginia, in modo un pò altezzoso, allunga la mano con la moneta. Maria Delfina distoglie lo sguardo dalla scena, quasi la povertà le faccia ribrezzo.

S. Lega, L'elemosina.
S. Lega, L’elemosina, 1864. Collezione privata

Dopo avere passeggiato, verso le 10.30 le giovani ritornano alla villa: alle 11.00, infatti, sono attese Maria e Isolina Cecchini per la lezione di pianoforte.

Arrivano al villino, Virginia si cambia d’abito, entra in sala ed apre la finestra: la campagna, avvolta nella bruma estiva, appare sullo sfondo della finestra. Inizia a suonare qualche nota e, nel mentre, sente che sono arrivate le amiche. Dopo i saluti di rito, le due giovani si posizionano dietro Virginia che, seduta al pianoforte, inizia a suonare uno stornello, Maria inizia a cantare, mentre Isolina accompagna la musica battendosi le dita sulla guancia.

 Il canto di uno stornello.
S. Lega, Il canto di uno stornello, 1867. Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti.

Lega riesce, con la sua tecnica perfetta, a farci entrare nell’opera: si riescono anche a decifrare le note dello spartito musicale.

Osservate la perfezione nella decorazione della stoffa degli abiti, nella resa del pavimento in prospettiva. Su tutto, è magistrale la luce che, tersa, invade il dipinto si insinua nelle pieghe degli abiti, nella tenda, fa brillare il legno del pianoforte e la tastiera dello stesso. La mente corre alla luce perfetta, nitida, di Piero della Francesca.

In quegli anni la mattina era destinata alla preparazione e allo studio.

Lega dava anche lezioni di pittura, tant’è che nel nostro viaggio possiamo anche inserire Isolina Cecchini in quanto quest’ultima prendeva lezioni dal pittore che la ritrae nell’opera La pittrice.

La pittrice
S. Lega, La pittrice, 1869. Collezione privata

Il dopopranzo … e il pomeriggio

Finita la lezione di pianoforte è ormai ora di pranzo.

La famiglia si riunisce a tavola ma, dato che a pranzo si sono fermate anche le sorelle Cecchini, a cui si è aggiunta la madre, il caffè viene servito all’esterno sul pergolato.

Dopo il dessert, quindi, tutti si alzano e si dirigono nel grande terrazzo sotto la pergola.

Il caldo si fa sentire. Le donne si accomodano sedute sulla panca, sotto il pergolato, oppure sul muretto che delimita la terrazza. Il frinire delle cicale riempie l’aria satura di calore e dell’odore dei fiori proveniente dagli stupendi vasi di coccio che decorano la terrazza.

Una giornata con S. Lega, Il dopo pranzo
S. Lega, Un dopo pranzo (Il pergolato), 1868. Milano, Pinacoteca di Brera

A passi lenti arriva la domestica, lunghe ombre sul terreno quasi ne annunciano l’arrivo. E’ ancora una volta la luce tersa che ci immette nell’atmosfera del dipinto e carica di poesia l’immagine.

Percepiamo il calore dell’aria satura di umidità ma, nello stesso tempo, avvertiamo il fresco che le donne provano sotto la pergola.

L’opera di Lega è poesia allo stato puro.

I pomeriggi d’estate vengono passati così, a chiacchierare sotto il fresco pergolato; verso sera si esce per una passeggiata.

D’ inverno, invece, si fanno visite agli amici o si ricevono visite come il pittore ci mostra in Una visita, altra opera magistrale ambientata nel piazzale lastricato antistante il villino Batelli.

La luce è fioca, spenta, tipica di una giornata invernale.

Virginia esce sul piazzale, un battente della porta è lasciato aperto, e va incontro alle amiche che sono venute a farle visita.

Una giornata con S. Lega, Una visita
S. Lega, Una visita, 1868. Roma, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea

Alberi spogli incorniciano la scena e conducono il nostro occhio in lontananza ad osservare la donna, probabilmente una domestica, che attende le signore.

Lega è talmente puntuale nella resa dei dettagli, dei particolari, da farci apprezzare anche l’abbigliamento dell’epoca. (Ne parlo sul mio articolo La moda in Epoca Vittoriana).

Ma ora torniamo alla nostra giornata estiva.

Il giorno volge al termine e un bel tramonto rosato inizia a tingere il cielo con i suoi teneri colori.

Ritroviamo Isolina, l’allieva del pittore, promessa sposa che, insieme al suo fidanzato sta passeggiando sotto lo sguardo vigile della madre.

S. Lega, I fidanzati
S. Lega, I fidanzati, 1869. Milano, Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica

Secondo le consuetudini dell’epoca, infatti, I fidanzati, non possono restare soli e, anche per una semplice passeggiata i familiari, spesso la madre della sposa, li seguono.

Con il solito nitore classico della forma, Lega da il via ad una rappresentazione poetica, ci immerge in un tempo altro, sospeso. Percepiamo sulla pelle la sensazione di pace di quiete che avvolge la scena.

La futura sposa che sussurra qualcosa all’orecchio del fidanzato e la madre che distoglie lo sguardo ed osserva la figlia più piccola intenta a raccogliere i fiorellini dal prato.

La sera scende su Piagentina.

Dopo la passeggiata i signori tornano alla villa.

Il silenzio avvolge la campagna. Un altro giorno è terminato.

Restiamo in tema di nozze …

Una nuova giornata inizia a Piagentina.

In una fattoria vicino al villino oggi si celebrano le nozze della figlia del fattore.

S. Lega, sposi novelli
S. Lega, Gli sposi novelli, 1866. Collezione privata

Le campane della vicina chiesa suonano a festa.

La cerimonia è appena finita e gli sposi si accingono a tornare alla casa colonica. Sono accompagnati, nel corteo, dai genitori e parenti.

In testa alla fila, Gli sposi novelli hanno appena varcato il portone dell’aia.

La sposa, elegante con il suo velo in pizzo e la collana di corallo, tiene a braccetto lo sposo, anch’esso elegantemente vestito.

Li accolgono i fattori che lavorano all’interno.

Una donna porge un mazzolino di fiori alla sposa, la bambina vicino batte le mani. In disparte un contadino osserva la scena.

Il sole fa capolino all’interno della corte, segnando i netti contrasti di luce e ombra sul muro sbrecciato.

Ancora una volta, anche nel raccontare un episodio semplice, Lega riesce ad infondere solennità all’immagine.

La giornata dei bambini

Il nostro pittore non si dimentica certo di loro!

Sappiamo che presso le casate nobili i bambini vengono portati dalla balia, come racconto nell’articolo la vita quotidiana nei palazzi fiorentini dell’Ottocento ; presso la gente più umile essi sono a casa con i genitori e con i … nonni.

Eccola allora La nonna che, intenta a cucire, tiene vicino a sè la cesta con il nipotino intento a dormire.

S. Lega, La nonna, 1865. Collezione privata

L’ambiente è spoglio e disadorno; da una finestrella entra la luce che fa brillare l’azzurro della stoffa posta sul davanzale. Un tavolo, su cui è appoggiato un fiasco di vino con un bicchiere e un piattino, è l’unico arredo che l’artista ci fa notare.

La giornata continua.

Spostiamoci nelle case della media-borghesia.

Le bambine vengono educate anche ad imparare i lavori domestici, come il pittore ci mostra nell’Educazione al lavoro: all’ interno di una stanza modesta una donna è intenta a dipanare una matassa con l’aiuto di una bambina che la guarda incantata.

S. Lega, L’educazione al lavoro, 1863. Collezione privata

La luce che entra dalla finestra illumina l’abito bianco della donna, ne segue con un filo il profilo del volto, illumina il volto della piccola e fa brillare gli oggetti posti sopra il tavolo, un cesto con la biancheria dove la luce gioca con i panneggi delle stoffe, un calamaio e dei libri, dettaglio che ci indica come la donna si dedica anche allo studio e alla lettura.

E’ ancora una volta una luce purissima, quella di Lega, evocativa delle opere di Piero della Francesca.

La tovaglia che copre il tavolo la troviamo, simile, in un’altra opera dell’artista: La lezione della nonna.

Una giornata con silvestro Lega, La lezione della nonna
S. Lega, La lezione della nonna, 1880-1881. Peschiera del Garda, Municipio.

E’ un’immagine tenerissima quella che ci propone l’artista: in un ambiente borghese, notiamo la parete decorata, la nonna è intenta ad insegnare a leggere alla nipotina che, tutta presa dalla lezione, dimentica la bambola ormai abbandonata per terra.

La bambina si appoggia al corpo della donna che, in senso protettivo, le cinge la vita con il braccio.

Lega ci regala un’atmosfera confidenziale, intima.

Anche qui campeggiano degli splendidi brani di natura morta quali il cestino da lavoro, i ferri per lavorare a maglia, e i libri posti uno sopra l’altro.

Ma esistono anche momenti di svago.

Le bambine, vezzose, giocano a fare le signore.

Un altro tema semplice per farci conoscere come trascorre la giornata nell’Ottocento, e non solo.

Una giornata con S. Lega, Le bambine fanno le signore
S. Lega, Le bambine che fanno le signore, 1865. Collezione privata

All’interno di un bel salotto borghese, mentre la mamma è intenta a cucire, due bambine entrano simpaticamente vestite con abiti eleganti; la più grande si atteggia a damigella e fa un piccolo inchino alla mamma che sorride benevola alla vista dei loro giochi. Anche la domestica che si affaccia all’uscio della porta, sorride compiaciuta.

Che dire … il mio “esperimento” nel parlarvi, attraverso le opere di Lega, di come trascorrevano le giornate nel XIX secolo è finito, ora mi aspetto da voi qualche commento: vi è piaciuto?

Siete riusciti a penetrare nella poesia dell’opera di Lega?

Aspetto un Vostro feedback!

3 commenti
  1. Alberto Dolara
    Alberto Dolara dice:

    Gentile Silvia Gulli
    ho molto apprezzato l’articolo sull’attività artistica di Silvestro Lega.
    Sto scrivendo per una rivista di Napoli, il Nuovo Monitore Napoletano, un articolo che riguarda il Villino Batelli e l’ambiente nel quale lavorò l’artista.
    La domanda è: qual’è lo stato attuale del villino ? il bindolo esiste ancora? Pare che la zona non sia accessibile, Abbiamo anche scritto all’assessore alla cultura di Firenze.
    Le sarei grato di una risposta in merito.
    Molti cordiali saluti
    Dott. Alberto Dolara

    Rispondi
    • silvia
      silvia dice:

      Gent. mo Dott. Dolara
      La ringrazio per avermi contattata e sono contenta che l’articolo sia stato di suo gradimento.
      Per quanto riguarda il villino Batelli purtroppo non ho notizie certe. Già da anni verte in un pesante degrado, sono andata lì qualche anno fa e la zona era praticamente recintata e non si vedeva nulla.
      Ho chiesto anche ad alcune colleghe di Firenze ma anche loro non sanno nulla dello stato attuale.
      Forse l’ha già trovato in internet, Le lascio ugualmente il link di un articolo vecchio, circa 9 anni fa mi sembra, da cui si evince il cattivo stato e del villino e del bindolo.
      https://www.stamptoscana.it/come-ridotto-male-vecchio-villino-silvestro-lega/
      Mi spiace non poterla aiutare di più.
      Cordialmente
      Silvia G.

      Rispondi

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  1. […] inoltre, il fatto che spesso uomini e donne non erano mai lasciati soli, ne parlo nel mio articolo Una giornata con Silvestro Lega, il linguaggio “segreto”, ma con un codice ben leggibile e conosciuto da uomini e donne […]

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