Il movimento dei Macchiaioli nasce a Firenze nel 1855. A loro spetta un grande cambiamento nell’ambito della pittura.

Il movimento artistico dei Macchiaioli Toscani nasce a Firenze nel 1855. Con le loro idee d’avanguardia hanno cambiato il mondo della pittura italiana della seconda metà dell’Ottocento.

Conosciamo meglio questo movimento artistico a cui purtroppo i manuali di storia dell’arte non dedicano molte pagine, eppure hanno la stessa importanza dei cugini francesi: gli Impressionisti.

I Macchiaioli Toscani: nascita di un movimento artistico

Siamo a Firenze nella seconda metà del XIX secolo.

Sono anni, questi, in cui molti artisti sentono la necessità di cambiare qualcosa nel mondo dell’arte.

L’insegnamento dell’Accademia non gli basta più.

Lo trovano ormai vecchio e stereotipato. Certo, molti di loro stanno ancora frequentando l’Accademia, ma proprio per questo sentono il bisogno di introdurre delle novità nel campo della pittura.

Ogni sera, finite le lezioni, iniziano così a ritrovarsi in una saletta all’interno di un Caffè, importante per l’epoca (oggi non più esistente): il Caffè Michelangelo.

Macchiaioli: A. Cecioni, Artisti al Caffè Michelangelo.
A. Cecioni, Al Caffè Michelangelo, 1867.
Collezione privata

Fra burle, urla, risate e schiamazzi, gli artisti, che provenivano da diverse parti d’Italia, non solo fiorentini, quindi, iniziano a discutere su come rinnovare la pittura.

Fra questi artisti ricordiamo Fattori, Lega, Borrani, Cecioni, Abbati, Signorini, Banti e, per un certo periodo, Boldini a cui si aggiungeranno sempre numerosi e nuovi artisti.

Come prima e fondamentale novità essi vogliono uscire dalle aule dell’Accademia per andare a dipingere all’aria aperta, con uno scopo ben preciso: studiare la luce reale e, in particolare, il vero contrasto fra la luce e l’ombra.

Studiando il contrasto luce-ombra, i Macchiaioli si rendono conto che i passaggi graduali di luce e ombra, tipici delle opere dell’Accademia, non sono veritieri.

Osservando la luce naturale si accorgono che il contrasto è netto. Lame luminose fendono il terreno o i muri delle case calcinati di sole.

Per studiare meglio i contrasti luminosi gli artisti si avvalgono dello specchio nero, presentato al gruppo da Cristiano Banti: uno specchio che decolora il variopinto aspetto della natura esaltando i colori nei massimi chiari e nei massimi scuri.

Perchè il nome Macchiaioli?

Molto spesso, parlando di questi straordinari artisti, mi viene subito fatta, spontanea, questa domanda, ancora prima di iniziare la spiegazione!

Dovete sapere che, inizialmente, il titolo è stato utilizzato in un’accezione negativa dai critici d’arte che non capivano le novità introdotte nella loro tecnica pittorica.

E’ la stessa cosa che è successa nel 1874 agli Impressionisti.

Per capire le critiche negative, dovete immergervi nello spirito del tempo.

Si veniva da una secolare tradizione accademica che predicava, su tutto, la perfezione nella resa del soggetto e, soprattutto, dei singoli dettagli.

I Macchiaioli fanno tutto l’opposto. Osservate il dipinto di Banti, Torquato Tasso ed Eleonora d’Este:

I Macchioli Toscani: Banti, Torquato Tasso ed Eleonora d'Este
C. Banti, Torquato Tasso ed Eleonora d’Este, 1858. Piacenza, Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi

Vi sembra un’opera finita? Sono sicura che mi rispondereste di no (a meno che non conoscete già i Macchiaioli).

Ecco, il problema è proprio questo.

Nelle opere di questi artisti si perdono le definizioni dei particolari, e le opere sembrano più bozzetti che dipinti conclusi.

Come lavorano questi artisti? Semplicemente accostando piccole Macchie di colore una vicino all’altra. E così viene costruito il dipinto.

I Macchiaioli Toscani: nuovi soggetti nell’arte

I Macchiaioli portano un cambiamento radicale nei soggetti delle loro opere.

Cambiano i soggetti di storia. Basta con la mitologia e la pittura di storia antica: è la storia contemporanea che viene raccontata, sono gli orrori delle Guerre d’ Indipendenza che entrano di prepotenza nelle tele.

Qui l’arte si intreccia con la vita di molti di questi pittori: molti Macchiaioli hanno partecipato essi stessi alle Guerre d’ Indipendenza raccontando così il loro vissuto in prima persona.

Fattori stesso, pur non partecipando direttamente come soldato, si reca spesso alle Cascine per studiare i soldati di Napoleone Bonaparte: ne escono fuori dipinti straordinari come In vedetta:

I Macchiaioli toscani, Fattori In vdetta
G. Fattori, In vedetta, 1872. Collezione privata

da dietro un muro calcinato di sole, escono due soldati a cavallo. Un terzo è in avanscoperta. La sua ombra si staglia netta sul muro. Quel muro bianco che ci impedisce di guardare al di là.

Un silenzio quasi metafisico avvolge la scena.

Una nuova tipologia di ritratto

Siamo in un’epoca in cui la pittura, in special modo il ritratto, gareggia con la fotografia.

Non è questa la sede opportuna per parlare della differenza fra ritratto e fotografia, discorso molto dibattuto dagli artisti nella seconda metà dell’Ottocento.

Ma vi dico subito che sì, il ritratto come lo intendono i Macchiaioli, è un ritratto fotografico.

Il soggetto ora è ambientato all’interno del suo ambiente. Cosa che permette di riconoscere anche lo status sociale dello stesso.

Lo spiega bene Telemaco Signorini, pittore e teorico del gruppo, in un suo articolo scritto sul Gazzettino delle Arti e del Disegno: “I ritratti si son fin qui fatti con una massima sola, cioè dovevano avere un fondo unito il più possibilmente per far staccare e non disturbare la testa del ritrattato; precetto ridicolo e lo dice il signor Boldini con i suoi ritratti che hanno per fondo ciò che rappresenta lo studio, di quadri, stampe ed altri oggetti attaccati al muro, senza che per questo la testa del ritrattato ne scapiti per nulla.”.

 Boldini, Ritratto della contessa Carlotta Aloisi Papudoff
G. Boldini, Ritratto della contessa Carlotta Aloisi Papudoff, 1869. Collezione privata
 Boldini le sorelle Laskaraki
G. Boldini, Le sorelle Laskaraki, 1869.
Ferrara, Museo Giovanni Boldini
Macchiaioli Tocani, Borrani, Ritratto di giovane uomo
O. Borrani, Ritratto di giovane uomo, 1867-1868.
Viareggio, Istituto Matteucci

Il personaggio viene quindi rappresentato nel salotto di casa, nello studio del pittore, all’aria aperta.

Dell’ambiente, come in una fotografia, viene riportato tutto: dalla carta da parati, ai dipinti alle pareti, all’arredamento.

E poi, udite, udite … con pose innovative!!

Guardiamo il dipinto di Boldini, le sorelle Laskaraki: le tre sorelle non sono in posa; sono ritratte dal pittore mentre sono intente a cucire! Addirittura quella seduta al centro ha le gambe sopra il piede del tavolo!

Boldini ci rappresenta, con una pennellata molto veloce definita da piccoli tratti accostati, l’interno del salotto elegantemente arredato tanto che capiamo subito che le tre sorelle facevano parte dell’aristocrazia dell’epoca.

In effetti i russi Laskaraki si erano trasferiti a Firenze e facevano parte, come i Papudoff del giro di frequentazioni praticate dall’artista che, durante il periodo fiorentino, era sempre a caccia di facoltosi committenti.

Addirittura con Lola Laskaraki, la sorella maggiore, Boldini intreccerà una relazione che sarà però destinata a finire a causa … dell’irrequietezza sentimentale del giovane Giovanni (racconto tutto nel mio romanzo

Un soffio di voile, centrato sulla vita del grande pittore).

Borrani, invece, si è permesso di rappresentare il suo giovane uomo con le gambe accavallate e mentre fuma il sigaro!

Non si è mai visto niente di simile!

Nei ritratti degli accademici lo sfondo è neutro e tutti sono perfettamente in posa!

CHE SCANDALO QUESTI NUOVI ARTISTI!!

I Macchiaioli Toscani, Boldini Ritratto di Vincenzo Cabianca
G. Boldini, Ritratto di Vincenzo Cabianca, 1868 ca. Livorno, Museo Civico Giovanni Fattori

Splendido anche il ritratto di Vincenzo Cabianca, eseguito da Boldini e conservato a Villa Mimbelli, il Museo Civico Giovanni Fattori a Livorno: l’artista si concentra sulla resa del volto dell’amico pittore: volto girato di tre quarti e rappresentato nell’atto di guardare lo spettatore. La luce chiara scorre sul volto, mettendo in evidenza la fronte, il profilo del naso, le labbra pronunciate.

Pennellate liquide, invece, accennano appena alla giacca ed alla cravatta-foulard portata con grande eleganza da Cabianca.

I Macchiaioli Toscani e … la pittura di genere

Realtà. Ecco la parola chiave delle opere dei Macchiaioli.

I Macchiaioli che raccontano la realtà quotidiana che li circonda, con un realismo poetico straordinario.

Personalmente li adoro.

Quando guardo le scene di vita quotidiana dipinte da loro riesco a respirare l’atmosfera di un lontano passato.

Sento quel profumo di vita semplice, di valori semplici, quel vivere mesto e umile che tanto mi esalta.

Osservare le loro opere significa tornare indietro nel tempo.

Già, le consuetudini una volta.

I giovani fidanzati di Lega: quanta poesia c’è in questo dipinto!

I Macchiaioli Toscani, S. Lega I fidanzati, 1869
S. Lega, I promessi sposi (I fidanzati), 1869. Milano, Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”

Sul far della sera, sotto le tinte rosate di un tenue tramonto, una coppia di giovani fidanzati cammina a braccetto, parlando sommessamente.

Quasi facendo finta di niente, la madre della futura sposa, che li sta seguendo, – secondo le consuetudini dell’epoca gli sposi non possono essere lasciati soli – scosta lo sguardo per non sentire le confidenze che i due si stanno scambiando, osserva invece la figlia più piccola che sta raccogliendo dei fiori.

Lega è straordinario nel rendere le atmosfere della quiete della vita domestica.

La sua è una poesia in arte, dove recupera la semplicità delle opere degli artisti toscani del Quattrocento, sempre presenti nella sua memoria.

Da una finestra aperta sulla campagna si odono delle voci intente ad intonare uno stornello.

S. Lega, Il canto di uno stornello, part.
I Macchiaioli Toscani, Lega, il canto di uno stronello
S. Lega, Il canto di uno stornello, 1867.
Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti
Il canto di uno stornello, part.

Con una pittura nitidissima, Lega ritrae le tre sorelle Batelli, una seduta al pianoforte, le altre due in piedi, dietro, che seguono la musica, cantando e accompagnando il tempo con la mano.

Splendida la campagna avvolta nella bruma estiva, così come altrettanto splendidi sono i decori degli abiti indossati dalle donne.

Inutile dirlo che anche rappresentando queste scene, che non si erano mai viste prima, si gridò allo scandalo.

Non solo.

Questi Macchiaioli si sono permessi di rappresentare, come Banti, delle contadine che, la sera, dopo la fatica della vita dei campi, si ritrovano fra le case di un borgo per parlare della giornata appena trascorsa e riposarsi dalla fatica della vita nei campi.

I Macchiaioli Toscani, Banti, Riunione di contadine
C. Banti, Riunione di contadine, 1861.
Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti.

Splendida la lama di luce che illumina la stretta via che si apre fra le case e illumina la facciata di una di esse.

Tutta la dolcezza dell’ora del tramonto è racchiusa in quest’opera solenne dove, le contadine, ritrovano una loro solennità.

Ecco lo scandalo. Rappresentare delle contadine, che diventano quindi il soggetto del dipinto, su una tela, a volte di grande formato, che secoli prima ha ospitato solo soggetti “eletti”.

Gli sguardi di questi artisti fendono anche le mura dei conventi per ritrarre le monache in un momento di preghiera o svago, come Le monachine di Cabianca, o ritraggono donne e bambini ripresi in attimi di vita vissuta come Signorini ne Il merciaio di La Spezia, il primo dipinto di soggetto non storico e tratto dal vero, in cui l’artista utilizza la distribuzione dei colori per macchie cromatiche passando dai massimi chiari ai massimi scuri.

I Macchiaioli Toscani, Le monachine
V. Cabianca, Le monachine, 1861. Viareggio, Istituto Matteucci

I Macchiaioli Toscani, Signorini il Mercaio di La Spezia
T. Signorini, Il merciaio di La Spezia, 1859.
Collezione privata

La pittura di paesaggio …

Vi ho raccontato di come i nostri Macchiaioli escono dalle aule dell’Accademia per recarsi a dipingere all’aria aperta, un pò come fanno i colleghi francesi, i Barbizon.

E’ chiaro, quindi, che un soggetto particolarmente amato sia la pittura di paesaggio.

Molti di loro, come Fattori e Borrani, per esempio, si recano a Castiglioncello, nella grande tenuta dell’amico, nonchè critico del movimento Diego Martelli, che durante l’estate li ospita per permettere loro di portare avanti gli studi sulla luce e sull’ombra.

I soggetti sono spesso le scene della vita dei campi come i buoi aggiogati al carro, oppure la tenuta di Diego Martelli a Castiglioncello, i più rappresentati nel famoso formato orizzontale lungo e stretto, scelto dai Macchiaioli per rendere la vastità degli orizzonti che si aprono davanti ai loro occhi.

I Macchiaioli toscani, Carro rosso a Castiglioncello.
Borrani, Carro rosso a Castiglioncello, 1867.
Viareggio, Istituto Matteucci
I Macchiaioli toscani, l'oroto di diego a castiglioncello
Borrani, L’orto di Diego a Castiglioncello,1864. Collezione privata

… La rotonda dei Bagni Palmieri

Fra le opere chiave dei Macchiaioli Toscani, la Rotonda dei Bagni Palmieri, eseguita da Fattori nel 1866, occupa un posto particolare.

I Macchiaioli toscani, La rotonda dei bagni palmieri
G. Fattori, La rotonda dei Bagni Palmieri, 1866. Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti.

Tornato a Livorno, sua città natia, per permettere alla moglie, malata di tisi, di respirare l’aria di mare, Fattori esegue quest’opera dopo molti disegni preparatori.

Studiato fin nei minimi dettagli, il dipinto rappresenta la moglie che, insieme alle amiche, trascorre dei momenti lieti a conversare sotto un tendone, osservando il mare che si apre davanti a loro.

L’orizzonte è basso e divide a metà l’opera.

Il dipinto presenta macchie cromatiche, quasi un mosaico intarsiato, che si accostano fra di loro, e costruiscono l’immagine, di grande sintesi pittorica.

Non vediamo il volto, non scorgiamo dettagli, particolari.

Il panneggio degli abiti è appena accennato.

Ma, pur nell’estrema semplicità, riusciamo a percepire l’atmosfera di complicità, di quieta serenità e calma, che si respira fra le donne.

Un’opera da cui traspare un senso di calma assoluta.

Potenza della Macchia, potenza dei Macchiaioli.

I Macchiaioli Toscani e gli Impressionisti: due stili differenti e a confronto

Molti mi chiedono quali sono le differenze fra i Macchiaioli e gli Impressionisti.

Sono davvero tante!

I Macchiaioli Toscani, l’abbiamo detto, si recano a dipingere all’aria aperta per studiare le condizioni di luce reali e, soprattutto, per prendere appunti, Molto spesso poi l’opera è terminata nell’atelier.

Gli Impressionisti catturano l’attimo, l’impressione del momento, appunto.

Ecco perchè spesso i soggetti sono sempre gli stessi ma presi in diversi momenti della giornata (pensate alle famose ninfee di Monet, per esempio).

Monet, Donna col parasole rivolta verso sinistra, 1886. Parigi, Musée d’Orsay
F. Zandomeneghi, La lettrice, 1865.
Collezione privata

I Macchiaioli hanno uno studio più rigoroso, non fermano l’istante, l’attimo.

Sono diversi anche i soggetti. Gli Impressionisti rappresentano la joie de vivre, la spensieratezza della vita dei francesi. I Macchiaioli no. Rappresentano la realtà italiana che, per contingenze e motivazioni storiche, è molto differente da quella francese, pensate solo alle Guerre d’Indipendenza.

E, infine, la tecnica.

Le famose “virgole” veloci dei francesi, contro le piccole macchie accostate degli italiani.

E ora rendiamo giustizia ai Macchiaioli.

1855: sono in corso le riunioni al Caffè Michelangelo dei nostri; 1874 prima mostra degli Impressionisti.

I nostri hanno iniziato il processo di rinnovamento dell’arte prima dei cugini francesi (certo non è questo il luogo per parlare del Realismo in Francia con Courbet e i primi fermenti innovativi contro l’Accademia).

I nostri sono poco nominati soprattutto nei classici manuali di storia dell’arte a cui si dedica loro qualche pagina. Molto più spazio è dedicato ai francesi.

Perchè? Perchè la pittura impressionista è più gioiosa, “fa più presa” sulle coscienze.

Personalmente li amo entrambi.

Ma i Macchiaioli, nel mio personale sentire, occupano un gradino più in alto degli Impressionisti.

Se vi fa piacere scrivetemi, possiamo scambiarci opinioni in merito, vi aspetto!

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  1. […] la ritrattistica stava già cambiando espressione: basti pensare che in Toscana, con i Macchiaioli e con l’opera di Giovanni Boldini il ritratto ha preso in pieno la via del Realismo, […]

  2. […] 1855 inizia a frequentare le serate al Caffè Michelangelo dove si riuniscono i Macchiaioli aderendo pienamente alle loro idee […]

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