Un viaggio nella vita quotidiana delle famiglie aristocratiche fiorentine dell’Ottocento.

La vita quotidiana dei secoli scorsi è un argomento che mi ha sempre affascinato.

Oggi facciamo un viaggio all’interno dei palazzi fiorentini dell’Ottocento per conoscere come vivono gli aristocratici dell’epoca e quali sono le loro abitudini di vita.

La quotidianità

La vita quotidiana, Degas la famiglia Belelli
Degas, La famiglia Belelli, 1858-1867. Parigi, Museo d’Orsay

La vita dell’aristocrazia del XIX secolo è scandita da abitudini che si ripetono costantemente.

Dalle lettere dell’epoca si conoscono rituali e abitudini degli aristocratici.

Solitamente il padrone di casa si alza presto, circa verso le 7- 7-30, e si prepara per affrontare una giornata di lavoro. Spesso la moglie preferisce rimanere a letto dove le viene servita la colazione.

Il personale di servizio si occupa di svegliare i piccoli di casa e di preparare loro gli abiti.

Le signore e le signorine impiegano parecchio tempo per vestirsi: gli abiti dell’epoca, siamo nella seconda metà dell’Ottocento, sono molto elaborati, ricchi di fiocchi, bottoni e di corpini stretti da allacciare, come racconto nel mio articolo la moda al tempo di Boldini.

Anche le acconciature sono elaborate e portano via tempo.

Una volta pronte, le signorine scendono e si recano in una saletta riservata a loro dove lavorano, ricamano, scherzano, tutto questo fino a mezzogiorno.

A quell’ora arriva la padrona di casa (la mamma) e inizia la recita del rosario.

Quindi viene servito il pranzo.

Solitamente un giorno alla settimana è fisso per ricevere visite.

La padrona e le figlie, tutte agghindate, si recano in salotto dove aspettano gli ospiti. A volte capita che non veniva nessuno, ma tant’è le consuetudini vanno rispettate!

Vita quotidiana, la visita
S. Lega, La visita, 1868. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna

Durante la mattina, nella loro sala, le ragazze prendono lezioni di danza, di disegno, di inglese si dedicano alla lettura. L’istruzione, soprattutto per i giovani rampolli è molto importante e avviene grazie a precettori privati. Le signorine sono invece meno considerate.

Il pomeriggio viene dedicato alla passeggiata, spesso l’aristocrazia passeggia al famoso parco delle Cascine.

Quindi si rientra per l’ora di cena.

Da notare che ogni momento della giornata è … scandito dal cambio dell’abito!

La vita quotidiana: il momento dei pasti

La giornata ha un momento importante nei pasti.

Il pasto più importante, fin verso il 1870, viene servito tardi, intorno alle 15.30. Ed è il pasto più importante e abbondante, al contrario della cena che è sempre molto semplice.

Solamente nel Novecento il pranzo viene anticipato fra le 12 e le 13.

Il rituale è sempre uguale.

L’annuncio viene dato usando un campanello e … guai a non essere puntuali!

I camerieri assistono al pasto stando in piedi, dietro i padroni.

Una scena tratta dal film Dowton Abbey

Il pranzo è servito secondo un ordine gerarchico: prima i nonni, quindi i padroni di casa, via via fino ai più giovani.

I più piccoli siedono a tavola con i grandi solo in occasione delle feste.

Pasta, riso, verdura fatta a sformato, carne e dolce sono sempre presenti.

La cena, servita alle 18, è molto più frugale: minestra in brodo e, specialmente durante la Prima Guerra Mondiale, un tortino di patate o di carciofi, frutta.

Si rispettano le astinenze e i digiuni durante le feste comandate.

E dopo i pasti …

Dopo il desinare ci si ritrova a chiacchierare in salotto oppure in giardino a seconda della stagione.

Vita quotidiana. Un dopo pranzo
Lega, Un dopo pranzo, 1868. Milano, Pinacoteca di Brera.
Vita quotidiana, riunione di famiglia
F. Bazille, La riunione di famiglia, 1867. Parigi, Museo D’Orsay

Quasi sempre si gioca a carte e la ripresa del lavoro o delle attività avviene qualche ora dopo i pasti perchè all’epoca è considerato dannoso per la salute applicarsi durante la digestione.

Le ragazze lavorano a maglia.

Non manca il tempo per la lettura: i romanzi più letti sono il Cirano di Bergerac, l’Aiglon e lo strappalacrime Cime Tempestose, che va per la maggiore fra le signorine.

Molto importante è il tempo dedicato, nel pomeriggio, alla corrispondenza.

Dopo cena ci si dedica al ricamo, alla conversazione con il marito, i figli e i familiari, talvolta anche con il sacerdote e la governante!

In molti salotti dopo cena si gioca a rubamazzo o all’uomo nero, per finire con lo scopone scientifico e il bridge.

D’inverno nei salotti, tutti splendidamente arredati, ci si scalda con i caminetti e, verso fine secolo, con stufe in cotto o in lamiera chiamati porcellini.

In molte ville di campagna, si continuano ad utilizzare lumi a petrolio e lucerne di ottone, anche dopo la nascita dell’elettricità.

Il Salotto, indispensabile nella vita quotidiana dell’epoca!

Nell’Ottocento, prima dell’Unità d’ Italia, la vita delle famiglie patrizie si svolge in modo molto sobrio.

Le signore sorvegliano l’andamento della casa, le giovinette imparano il cucito, il ricamo, la musica, le lingue, specialmente il francese.

vita quotidiana, il canto di uno stornello
Lega, Il canto di uno stornello, 1867. Firenze, Palazzo Pitti

Si riceveva molto poco.

A seguito dell’Unità Nazionale, la quotidianità degli aristocratici fiorentini inizia a cambiare.

La società, pur non avendo la corte che catalizza intorno a sè l’attenzione, si articola all’interno di una trama di relazioni, di visite, di balli, di battute di caccia, di grandi ricevimenti.

Vita quotidiana un salotto dell'epocaa
Un salotto dell’epoca

Importanti sono le manifestazioni ufficiali e i festeggiamenti come, per esempio, lo scoprimento della facciata della Cattedrale di Santa Maria del Fiore nel 1887.

Le casate partecipano tutte alle sfilate con i landau a due cavalli oppure col break-cart tirato da due, tre, pariglie, col cocchiere di casa seduto su una cassetta altissima e, accanto a lui, uno staffiere che suona la tromba per avvertire i pedoni di scansarsi!

Sfilata in carrozza

La città è un luogo di attrazione internazionale.

Fra gli stranieri che giungono a Firenze ci sono proprietari di ville, uomini di cultura, professionisti, molti dei quali fautori della nascita di importanti musei privati come Federico Stibbert, Herbert P. Horne, industriali di origine anglossassone e non solo.

I russi Demidoff e Laskaraki sono presenti in città. E con essi la mondanità dei loro Salotti, frequentati non solo da letterati, ma anche da artisti come Giovanni Boldini, ne parlo nel mio romanzo Un soffio di voile.

Il Salotto è la realtà culturale più importante dell’epoca.

Praticamente la cultura si faceva o nei Caffè preposti oppure nei Salotti delle famiglie aristocratiche.

Di solito si tiene in un giorno fisso a settimana.

La sala è preparata con cura. Le argenterie brillano.

Appena arrivano gli ospiti, il salone, dalle grandi finestre coperte con spesse tende in velluto, si riempie di un mormorio di voci fino a che non inizia la discussione.

Attorno alla padrona di casa si riuniscono gli ospiti che discutono di uno o diversi argomenti quali fatti politici, storia, arte, letteratura. E poi … ci si accomoda intorno al sempre presente pianoforte che allieta la serata.

Il Matrimonio e i figli

I matrimoni sono una parte fondamentale della vita quotidiana dell’epoca.

Come le nascite e i funerali.

Spesso, è cosa nota, nel matrimonio si tende ad unire il patrimonio di due casate.

Il matrimonio è celebrato secondo il rito cattolico e si svolge quasi sempre nella cappella di Palazzo.

Dopo la cerimonia è servito il pranzo di nozze a cui partecipano i parenti più stretti.

Pensate che le nozze sono un’occasione per dare la mancia ai domestici …

E il viaggio di nozze? Lo si inizia a fare dal Novecento in poi, in quanto prima ci si concedeva un soggiorno nuziale che aveva come meta le ville al mare o in montagna di proprietà della famiglia, spesso con la compagnia di amici e parenti …

Uscendo dai palazzi, se il matrimonio viene celebrato fra signori che possiedono una fattoria, quando gli sposi rientrano dalla celebrazione religiosa sono accolti, al loro arrivo, da tutti i contadini che lavorano alla fattoria, come ci mostra Silvestro Lega nel suo dipinto Gli sposi novelli, in cui vediamo una coppia che torna alla fattoria, col seguito di parenti che ha assistito alla cerimonia, ed è accolta dai loro contadini. Fra loro una donna dona un mazzetto di fiori alla sposa.

Vita quotidiana, gli sposi novelli
S. Lega, Gli sposi novelli, 1869. Collezione privata

Come certamente sapete i figli, appena nati, sono affidati ad una balia che provvede ad allatarli e a tutte le necessità legate alla loro crescita.

Una balia del Primo Novecento

La balia è fondamentale.

Non deve essere grossolana, ma saggia, mansueta, non molto timida e, soprattutto, non incinta perchè in tal caso bisogna sostituirla.

Deve essere di età compresa trai venti e i trentacinque anni.

Spesso la balia è scelta tra i sensali che si occupano della vendita del bestiame che, viaggiando, raccoglievano informazioni sulle disponibilità delle balie nella zona.

E’ raro che vivesse fuori dal palazzo, nel caso riceveva le visite delle madri al proprio domicilio per far vedere loro i figli, come ci racconta Domenico Induno nel suo bellissimo dipinto La visita alla nutrice.

Vita quotidiana la visita alla nutrice
D. Induno, La visita alla nutrice, 1863.
Milano, Gallerie di piazza Scala

Se la balia vive nel Palazzo le sono riservate molte attenzioni, come una bella camera, un buon vitto, lenzuola finissime. Tutto questo per cercare di non farla ammalare. Se questo succedeva, voleva dire malattia anche per il bambino.

Le veniva anche procurato un corredo composto di gonne pieghettate e lunghe, fusciacche per la vita, un fazzoletto per la testa, il tutto completato da gioielli in filigrana e madreperla: tutto questo per conferirle un aspetto dignitoso.

Alle balie subentrano le tate e, di seguito, le governanti.

Ormai grandi e in età scolare i bambini sono affidati ai precettori che si occupano della loro istruzione e di farli diventare adulti.

Il giovane ormai formato entra in società, inizia a lavorare, si sposa e … il ciclo della vita riparte.

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