Michele Gordigiani è stato un grande ritrattista di regnanti e di membri dell’aristocrazia fiorentina e non solo. Ripercorriamo insieme la sua biografia.
Artista italiano della seconda metà dell’Ottocento, deve la sua fama alla bellezza dei ritratti di personaggi aristocratici fiorentini e non.
A Firenze frequenta l’Accademia di Belle Arti e il gruppo dei Macchiaioli Toscani, per poi viaggiare molto a Parigi, Londra e in America.
Ripercorriamo insieme le fasi principali della sua carriera che lo mostrano abile nei ritratti, nella resa dei dettagli, della matericità delle stoffe, in un’epoca di grandi cambiamenti nel mondo dell’arte.
La Giovinezza
Michele Gordigiani nasce a Firenze il 29 maggio 1835 e muore a Firenze il 7 ottobre 1909.
Figlio di Luigi Gordigiani, stimato concertista e compositore, e di Anna Giuliani, giovanissimo si iscrive all’Accademia di Firenze dove frequenta i corsi di scultura con Lorenzo Bartolini.
Ben presto, però, sceglie di seguire gli insegnamenti puristi di Luigi Mussini e Adolph Sturler frequentati fino al 1848.
Nel giro di poco tempo cambia ancora corso di studi, frequentando per un breve periodo di nuovo quelli di scultura sotto la guida di Giovanni Duprè, ma per poco in quanto Gordigiani torna di nuovo alla pittura, frequentando l’Accademia di Belle Arti di Firenze in cui insegna il Bezzuoli.
Sono anni, questi, in cui a Firenze molti giovani artisti dell’Accademia sentono la necessità di rinnovare il linguaggio artistico, uscendo dalle sterili aule dell’Accademia e dal conseguente insegnamento didattico per rinnovare la pittura.
Michele Gordigiani e i Macchiaioli
Mentre frequenta l’Accademia, Gordigiani si dedica alla creazione di soggetti di genere storici e mitologici, concentrandosi sempre di più sul ritratto.
Dal 1855 inizia a frequentare le serate al Caffè Michelangelo dove si riuniscono i Macchiaioli aderendo pienamente alle loro idee innovative.
In quel periodo stringe amicizia con Fattori, Signorini, Banti e Diego Martelli.
E’ Gordigiani che introduce quest’ultimi alla visita e alla conoscenza della più importante collezione di opere di pittori francesi conservata nella villa di San Donato a Firenze di proprietà del Principe Demidoff, presso cui il padre di Michele lavora come musicista.
Dal 1855 al 1856 frequenta il salotto pistoiese dell’architetto Francesco Bartolini e della moglie, la poetessa irlandese Louisa Grace Bartolini, vero e proprio cenacolo culturale dell’epoca.
Nel 1861 raggiunge il successo all’Esposizione Nazionale di Firenze.
Prime committenze artistiche
Il successo all’Esposizione fiorentina è sottolineato anche dalla committenza sabauda visto che il Principe di Carignano, attratto dalla fama di abile ritrattista di Gordigiani, commissiona a quest’ultimo un ritratto di Vittorio Emanuele II di Savoia.
Da questo momento inizia a ritrarre le famiglie regnanti europee, oltre che del bel mondo fiorentino.
Nello stesso anno ritrae, a Torino, il Conte Camillo Benso di Cavour.
Il conte è rappresentato in piedi nel suo studio, vestito in modo elegante con fascia e collana compostata da una serie di medaglie a definire il suo status.
Spicca la ricercatezza dei dettagli eseguiti con cura, con una stesura pittorica analitica e paziente, perfetta per rendere gli intagli lignei della sedia, la sericità della tovaglia, sottolineata dal raffinato gioco di luce che ne sottolinea le pieghe.
Nel 1862 sposa Gabriella Coujère, nata a Firenze da genitori spagnoli, da cui avrà quattro figli, ritratti in pregevoli dipinti.
Gordigiani e Boldini
Fra il 1862-1863 ospita nel suo studio, situato in via Nazionale, Giovanni Boldini che in quegli anni era appena arrivato a Firenze da Ferrara.
Nel 1863 presenta altri quattro ritratti alla Promotrice Fiorentina.
Un anno dopo, nel 1864, Gordigiani frequenta la villa all’Ombrellino a Bellosguardo, di proprietà di Marcellin Desboutin, un altro pregevole ed importante circolo culturale, ritrovo di letterati, scienziati e artisti.
Nel 1867 si trova a Londra dove esegue il ritratto della Regina Vittoria e del Principe Alberto, suo consorte.
Sempre a Londra partecipa ad una mostra della Royal Society of Arts, dove tornerà ad esporre nel 1876 e nel 1886.
Gordiani: un grande ritrattista
La sua abilità come ritrattista è ormai universalmente riconosciuta sia dalla critica che dal pubblico.
Aumentano costantemente le committenze da principi, nobili e famiglie patrizie, in particolare quelle fiorentine degli Strozzi, Peruzzi, Corsini e Ricasoli.
Non solo. Ritrae i membri delle famiglie reali di Francia, Inghilterra, Portogallo e Siam.
Fra i molti ritratti celebre è quello di Margherita di Savoia, giudicato dalla critica tela magistrale per disegno, colore e sentimento.
In questi stessi anni fra i suoi principali committenti si aggiungono intellettuali e letterati della nuova Italia come Andrea Maffei, Edmondo de Amicis e Enrico Nencioni.
L’arrivo a Parigi
Nel 1889 si trova a Parigi per partecipare all’Esposizione Universale.
Gordigiani si dedica in questo periodo anche a soggetti di genere in costume, a quelli mitologici e talvolta a piccoli studi paesaggio, non riscontrando tuttavia un grande successo.
Sono gli anni, questi, in cui a Parigi è Boldini a dettare legge come grande ritrattista.
Tra i due ci sono profonde differenze nel modo di concepire il ritratto.
Mentre Boldini accetta in pieno le novità dei Macchiaioli trasformando via via la macchia degli anni fiorentini in uno stile proprio e personale che evolverà verso la cosiddetta pittura a fuoco d’artificio in cui il colore esplode in pennellate veloci sulla tela a dare l’idea del movimento e dove il maestro alterna parti più definite, come il volto e le mani, a parti meno definite, come gli abiti e gli accessori, in Gordigiani si ha un approccio totalmente diverso al ritratto.
Seguendo infatti gli insegnamenti puristi di Mussini, c’è in lui l’esigenza di definire ogni dettaglio curando in maniera magistrale il volto, il corpo, i panneggi, le mani, nonchè l’ambientazione del soggetto nel suo ambiente, a rilevarne ed a metterne in evidenza lo status sociale.
Un gruppo di opere di Gordigiani è conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze, lascito della figlia Giulietta.
Grandi capolavori
Un fil rouge accomuna tutti i ritratti di Gordigiani: la precisione dei dettagli.
Uno stile che non evolve, se non in modo impercettibile, che rimane fermo alla staticità e precisione dei ritratti accademici eseguiti sotto l’egida di Mussini ma, nello stesso tempo, lo stile adatto alle immagini ufficiali dei grandi regnanti europei, un pò come quello Franz Xavier Whinteralter: uno stile pacato, ma nello stesso tempo solenne, preciso nella resa dei dettagli e dei panneggi, un ritratto fotografico che permette di cogliere la percezione tattile dei tessuti, dei gioielli, con giochi di luce che esaltano la bellezza dell’effigiato.
Nei ritratti dei coniugi Browing, l’artista predilige una gamma cromatica scura, impostata sui toni neri e marroni nei quali far risaltare il bianco del pizzo dei polsini e dell’abito della donna e il candore del polsino della camicia del marito.
Dietro a quest’ultimo, l’ombra sulla parete dona un senso di profondità all’immagine. Conquista, questa, appresa grazie al rinnovamento del ritratto moderno, che ambienta l’effigiato, togliendo lo sfondo completamente uniforme dell’Accademia.
La luce scivola sui volti degli effigiati, determinando con lievi trapassi chiaroscurali la realtà del volto che non risulta affatto idealizzato.
La stessa gamma cromatica la ritroviamo nel ritratto di Cesare Bartolena, dello stesso 1858.
Lo stile di Gordigiani nei ritratti della Contessa di Castiglione e di Denise Carrè
Lo stile di Gordigiani emerge in pieno nei ritratti della Contessa di Castiglione e in quello di Josephine Denise Carré: la prima, ritratta di tre quarti con un abito da ballo bianco con maniche scivolate sotto le spalle e ampia scollatura; splendido lo scialle in pizzo nero con ricamo a fiori di cui riesce a rendere la perfetta trasparenza.
Altrettando splendida la resa dei gioielli, la collana a cinque giri di perle, il braccialetto d’oro al polso e il fermaglio rosso sul capo.
Bella la luce che definisce il candido décolleté della donna.
La resa magistrale delle stoffe, dal raso, al pizzo, all’ermellino con cui è foderato il mantello è perfettamente visibile nel ritratto di Denise Carrè, talmente preciso nella resa del pizzo della scollatura che rende la figura nobile e altera, come se il tempo fosse stato bloccato dall’artista nell’attimo della posa.
Gli ultimi ritratti
Una piccola evoluzione, in senso moderno la si nota nelle ultime opere dell’artista.
Nella modernità con cui è ritratta la splendida Eleonora Duse, in primo piano, con le mani a sorreggere il volto pensoso dallo sguardo assente, per virare verso una tendenza alla Boldini “più pacata” nel ritratto della Morosini.
Splendidi i giochi di luce a rendere il gorgo delle pieghe della veste, lo sfumato della pelliccia e il fondo colorato indistinto su cui si staglia la figura della donna.
Nel 1909, ormai anziano, Gordigiani si trasferisce in America, continuando la sua attività di ritrattista.
Muore il 7 ottobre dello stesso anno a Firenze.
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