Villa Mimbelli è la splendida sede del Museo Civico Giovanni Fattori a Livorno. Ripercorriamo la sua storia per conoscerla meglio.

Ci sono realtà museali collocate all’interno di ville o palazzi che sono splendide.

Villa Mimbelli è una di queste.

E’ una villa con un’importante storia alle spalle, il piano terra è arredato con mobili in stile, eleganti, che ti permettono di tornare indietro nel tempo per rivivere l’atmosfera del XIX secolo, secolo in cui fu costruita.

Non solo villa ma anche Museo, in quanto è sede del Museo Civico Giovanni Fattori, istituzione che espone numerosi dipinti non solo del livornese Fattori, ma di molti artisti Macchiaioli, come Cabianca,

Boldini, Silvestro Lega, Telemaco Signorini … con una significativa presenza, inoltre, di artisti post-macchiaioli come Plinio Nomellini.

La villa si presenta come polo di eccezione per ripercorrere le vicende artistiche della Livorno Ottocentesca e come tale merita di essere conosciuta.

Villa Mimbelli: la storia della famiglia

La famiglia Mimbelli arriva a Livorno intorno al 1854.

Essa rientra nel novero di famiglie dedite al commercio, importante in quegli anni.

Di origini dalmate, i Mimbelli sono ricchi commercianti di grano, trasferiti a Livorno grazie alla favorevole politica economica svolta dal granduca Leopoldo II nei confronti dei mercanti levantini.

La famiglia, prima di trasferirsi a Livorno, è stanziata a Orebic’, piccolo porto sulla costa occidentale della Dalmazia, e gestisce un ingente capitale accumulato grazie alla posizione favorevole del luogo.

Intensificandosi i traffici commerciale si rende necessaria la presenza di almeno un membro dei Mimbelli a Livorno: è così che Antonio Mimbelli manda nella città labronica un figlio con il compito di ricevere il grano spedito da Luca, il fratello che gestiva i traffici commerciali nel porto di Marianopoli.

Tra il 1857 e il 1859 arrivano a Livorno anche gli altri fratelli, Stefano e Luca, sistemandosi con le rispettive famiglie e affermandosi come i maggiori possidenti e commercianti livornesi.

La potenza della famiglia cresce sempre di più tanto che Francesco vuole far costruire una villa in città che gareggi, a livello di imponenza e bellezza, con le maggiori residenze di allora e al tempo stesso metta in evidenza la potenza e il prestigio della famiglia.

La costruzione

Costruita fra il 1865 e il 1875 dall’architetto Vincenzo Micheli, è un tipico esempio di residenza suburbana livornese tardo ottocentesca.

Le facciate sono molto semplici definite da un decoro a bugnato nella parte inferiore, intonacate nei piani superiori, mentre bugne angolari definiscono gli angoli della villa.

Villa Mimbelli facciate
Vila Mimbelli, facciata
Villa Mimbelli latoovest
Villa Mimbelli, ingresso lato ovest
Villa Mibelli, ingresso lato est

Importante subito mettere in evidenza come Micheli mise in atto una serie di accorgimenti tecnici sull’immobile.

Gli angoli del palazzo, e di conseguenza anche le facciate, non sono a piombo ma si stringono verso l’alto, conferendo una perfetta solidità all’immobile.

La villa presenta una pianta rettangolare.

E’ singolare la collocazione dell’ingresso principale sul lato est della villa (il cancello principale su via S. Jacopo si apre sul lato ovest).

Ad ovest troviamo, quindi, quello che era l’ingresso secondario (oggi invece principale di ingresso al museo), definito da una scalinata che conduce ad un pronao sorretto da colonne doriche che faceva accedere gli ospiti nella sala da pranzo mentre, sul lato opposto, l’ingresso principale dava accesso alle sale di rappresentanza.

Quest’ingresso è “ingentilito” da una tettoia in ghisa lavorata, di gusto prettamente Liberty.

A decoro della stessa troviamo, forse aggiunti più tardi, splendidi esemplari di Palmae Canariensis.

Il 14 settembre 1871 si celebrano le nozze fra Francesco Mimbelli ed Enrichetta Rodocanacchi, aristocratica di origine greca e già proprietaria di un’imponente villa del circondario dotata di un bellissimo parco con tanto di lago con approdi per gite in barca e decorato da molteplici specie esotiche importate dal paese di origine dagli stessi Rodocanacchi.

Enrichetta Rodocanacchi

La stessa Enrichetta cura la decorazione del giardino di Villa Mimbelli con la sistemazione di piante rare ed esotiche.

Nel 1897, il figlio di Enrichetta e Franceso, Luca Mimbelli, sposa Fanny Scaramangà. Dalla loro unione nasce, nel 1903, Francesco Maria Mimbelli, ammiraglio della Marina Militare.

Nel 1913 la famiglia acquisisce il titolo nobiliare, passando dall’essere semplici negozianti a possidenti, anche se non iscritti all’Albo d’oro della città.

Nel 1935 la villa viene venduta all’ Azienda Autonoma Poste e Telegrafi che la trasforma in collegio.

In questo contesto viene costruito un piccolo teatro nel parco e viene realizzata una cappella.

Durante la Seconda Guerra Mondiale vengono tolti tutti i mobili e lo stabile è occupato dalle truppe alleate.

Per oltre trent’anni l’oblio avvolge l’edificio, finchè nel 1979 viene acquistato dal Comune di Livorno che, dopo un lungo restauro, destina l’immobile a Museo Civico Giovanni Fattori che viene inaugurato il 3 dicembre 1994.

L’interno

I lavori di costruzione di Villa Mimbelli procedettero celermente tanto che nel 1875, dopo aver terminato le decorazioni interne, il complesso viene inaugurato con una sontuosa festa a cui partecipano tutte le più importanti autorità cittadine.

Villa Mimbelli, ballo storico
Ballo storico a Villa Mimbelli

Appena varcata la porta d’ingresso si respira subito un’aria di grande eleganza.

Al pianterreno troviamo il Salottino verde utilizzato come sala d’attesa. E’ un ambiente di grande e raffinata eleganza, definita da quattro specchiere agli angoli.

Sulla volta, decorata a stucchi bianchi e dorati, campeggiano quattro tondi dipinti da Pietro della Valle con paesaggi e scene di vita di campagna.

Da questo si passa alle sale di rappresentanza e ricevimento, la splendida Sala rossa dove Francesco Mimbelli si intratteneva con i fornitori e gli agenti di commercio.

Nella sala, arredata con tendaggi e parati rosso cupo spiccano, agli angoli del soffitto, quattro figure allegoriche femminili dipinte da Eugenio Giuseppe Conti, allievo di Annibale Gatti.

La decorazione presenta a ripetizione il monogramma di Francesco, chiaramente per mettere in evidenza l’importanza raggiunta dalla famiglia.

villa Mimbelli salottino verde
Villa Mimbelli, Salottino verde
Villa Mimbelli, Sala Rossa
Villa Mimbelli, Sala rossa

Vicino alle prime due sale troviamo rispettivamente la Sala da biliardo e quella Moresca.

Quest’ultima rievoca, nel suo stile ecclettico, un’ambientazione orientaleggiante con decorazioni in legno colorato con motivi a losanghe tipici delle moschee islamiche.

Villa Mimbelli, Sala moresca
Sala moresca, part. del soffitto

A collegamento dei diversi ambienti si trova la splendida galleria che conduce anche alla Sala da pranzo.

Lo scalone

Conduce al primo piano lo splendido scalone.

Splendida la balaustra definita da raffinati putti invetriati ispirati alle terrecotte di Luca della Robbia.

Lo splendido scalone di villa Mimbelli
Villa Mimbelli, part. dei putti in ceramica
Scalone di villa Mimbelli, putti in ceramica part.

I putti sono ritratti con movenze differenti e si alternano a colonnine in ceramica decorata a motivi fogliati gialli, verdi e blu.

Le pareti sono affrescate con scene di paesaggi, rievocazione delle rovine seicentesche e propongono spaccati di architetture classiche inserite in paesaggi di fantasia.

Particolare di decorazione dello scalone.

Il primo e il secondo piano

Il primo piano è caratterizzato anch’esso da un arredamento in stile ecclettico, con pareti decorate con dipinti alteranti a parati polimaterici.

E’ questo il piano dove si trovano le sale da ricevimento e da ballo, da fumo, mentre nel lato nord-ovest si trovano gli appartamenti dei coniugi Mimbelli, purtroppo privi del loro arredo originale.

Merita una menzione particolare la splendida Sala degli Specchi, sala caratteristica nelle ville dal Settecento in poi.

Villa Mimbelli, Sala degli Specchi

La Sala presenta una serie di specchiere collocate all’interno di cornici intagliate e dorate che amplificano la sensazione di grandezza della stanza.

Come tutte le sale da ballo che si rispettano, da una fessura in alto, sulla cornice di una specchiera, si diffondeva la musica suonata in una stanza posta nel mezzanino.

Il soffitto decorato a cassettoni, presenta al centro Il trionfo dell’Amore eseguito da Annibale Gatti.

Vicino si trovano due ambienti comunicanti: la sala da ballo e quella da fumo.

E’ nel secondo piano della Villa che oggi si trovano le sale che espongono le opere di Fattori, dei Macchiaioli, splendidi ritratti di Vittorio Corcos e molti altri che … vi invito a scoprire.

Villa Mimbelli, Saletta Fattori

Artisti che lavorano nelle decorazioni a Villa Mimbelli

Nelle diverse stanze che compongono la villa si alternano una serie di artisti, di stampo per lo più accademico, che decorano pareti e soffitti.

La supervisione dei lavori ad affresco, la creazione del Trionfo dell’amore, nella Sala degli Specchi nonchè la celebre Inaugurazione dei Quattro Mori nel soffitto della Sala da fumo, spettano al pittore Annibale Gatti.

Gatti nasce a Forlì nel 1828 e muore a Firenze nel 1909.

Compie gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove è allievo di Gazzarini e Giuseppe Bezzuoli.

Con il suo stile prettamente accademico decorò ad affresco le ricche residenze della borghesia toscana della seconda metà del XIX secolo.

Villa Mimbelli, Trionfo dell'amore
A. Gatti, Trionfo dell’Amore, 1875 ca. Livorno, villa Mimbelli
Vila Mibelli affresco L' Inaugurazione dei quattro moti
A. Gatti, L’ Inaugurazione dei quattro mori. Livorno, villa Mimbelli

Nel primo affresco, Amore guida un cocchio trainato da una tigre e da un cavallo che intravvediamo a sinistra dell’opera. Il carro è seguito da una teoria di putti e da figure allegoriche femminili, mentre sulla destra troviamo Dante e Torquato Tasso.

La scena si staglia contro un cielo cupo, gonfio di nuvole a sinistra che si schiarisce progredendo verso destra, culminando di luce nell’orizzonte che inquadra le due figure dei poeti.

Petali di fiori sono sparsi sulle nuvole in primo piano.

L’affresco trasmette gioia, gaiezza pur in uno stile otticamente freddo, perfetto, com’era in uso fra i pittori accademici.

Assolutamente “patriottico” il secondo affresco con L’ inaugurazione dei quattro mori, il celebre monumento livornese.

La scena si svolge all’interno di un padiglione definito da rossi tendaggi; al centro la moglie di Ferdinando II, Vittoria, segue il gesto del marito intento a presentarle lo scultore che si inchina davanti alla donna.

Alla destra, la luce illumina il piedistallo che sorregge la statua di Ferdinando I, di cui si intravvede solo la parte terminale.

Alcuni personaggi del popolo, assieme a due alabardieri visti di spalle, osservano due dei quattro Mori in bronzo e pertanto volgono le spalle alla graduchessa.

Anche in quest’opera la perfezione dell’arte accademica la si nota nella resa perfetta delle vesti, e negli atteggiamenti freddi e pomposi che bloccano i personaggi sotto il padiglione in rigide e codificate pose.

Gran parte delle decorazioni, dei motivi ornamentali, delle grottesche, sono state eseguite dalla mano del livornese Pietro della Valle, scagliolista e decoratore, e dalla sua bottega.

Resta da menzionare ancora Eugenio Giuseppe Conti, che sul soffitto della Sala Rossa rappresenta le quattro allegorie femminili (Allegoria del Commercio, della Pace, del Progresso e dell’Industria) evidente richiamo ai settori a cui i Mimbelli dovevano le proprie fortune: non è quindi un caso che Conti le ha dipinte proprio nella sala usata dai Mimbelli per svolgere gli affari commerciali.

Per quanto concerne la villa, non vi svelo oltre: l’arte va vissuta in prima persona e pertanto vi invito a visitarla.

I granai di Villa Mimbelli

Se, come dicevo, la villa è sede del Museo Civico Giovanni Fattori, quindi la collezione esposta è permanente (anche se continuamente arricchita), nel parco vicino alla villa e coeva alla stessa, sorgono i granai, un tempo utilizzati per conservare il grano e come scuderia della famiglia.

Villa Mimbelli, I granai
Villa Mimbelli, La biblioteca

Dal 2004, dopo numerosi interventi di restauro, l’edificio è sede di mostre temporanee.

Date le notevoli dimensioni, si sono ricavate 9 sale espositive che, dall’inaugurazione, hanno ospitato diverse esposizioni temporanee con tematiche in linea con la collezione permanente, ossi la pittura italiana fra Ottocento e Novecento.

Ma non è tutto.

Il complesso ospita anche una ricchissima Biblioteca d’Arte che raccoglie circa 12 mila volumi di storia dell’arte, molti dei quali rari.

Il linea con le dinamiche espositive i volumi trattano soprattutto l’arte del XIX e XX secolo, ma non solo: sono presenti anche cataloghi di mostre realizzate sia in Italia che all’estero, di musei e gallerie.

A conclusione di questo articolo, mi permetto di fare alcune considerazioni sull’importanza del Museo Civico Giovanni Fattori.

A parte il fatto di aver dedicato il Museo ad un artista livornese che ha fatto parte di uno dei gruppi storici che hanno rinnovato il corso dell’arte nella seconda Metà dell’Ottocento, i Macchiaioli, è significativo (chissà, il destino o la storia ci hanno messo lo zampino), il luogo dove sorge: proprio vicino a cosiddetti Bagni Pancaldi dove Fattori ha ambientato la celebre Rotonda dei Bagni Palmieri nel lontano 1866.

Non solo.

Proseguendo lungo il tratto di lungo mare, si arriva rispettivamente all’Ardenza ed ad Antignano, lungo la costa, luoghi in cui Fattori si recava spesso a dipingere.

Proseguendo oltre si arriva a Castiglioncello, luogo in cui i Macchiaioli, come già detto, si recavano a dipingere nella tenuta di Diego Martelli (oggi Castello Pasquini).

Luoghi che hanno fatto la storia, luoghi che hanno il pregio di farci rivivere in pieno questo particolare periodo della storia dell’arte.

Ci penso, ci penso spesso quando visito Castiglioncello e i luoghi già citati lungo la costa.

Ci penso e un brivido mi attraversa la schiena.

L’amore e la passione portano a questo.

Ogni volta che visito il Museo Civico Giovanni Fattori mi immergo pienamente nel passato.

Mi auguro che questo possa accadere ad ogni visitatore.

Ecco perchè ci tengo particolarmente alla valorizzazione di questo Museo.

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