Il Museo Casa Buonarroti è uno scrigno prezioso che consente di immergersi nell’opera del famoso genio del Rinascimento.

Il Museo Casa Buonarroti rientra all’interno delle tipologie delle Case Museo ovvero luoghi della memoria di un artista, musicista, letterato, collezionista … luoghi particolari in quanto uniscono al fascino della cultura anche la possibilità di viaggiare nel tempo.

Tutte hanno una storia alle spalle.

Anche Casa Buonarroti ne ha una e ricca di fascino.

Entrare al suo interno significa mettersi in contatto con lo splendido mondo di Michelangelo Buonarroti, con le sue opere, i suoi bozzetti, i suoi disegni, raccolti in questo luogo, a tutti gli effetti luogo della memoria, creato da Michelangelo Buonarroti il Giovane, pronipote del famoso artista.

E’ lui, infatti, che dal 1612 si occupa della sistemazione del primo nucleo della casa di via Ghibellina, effettuando acquisti di proprietà limitrofe, per ingrandire la prima casa di famiglia dell’artista.

Conosciamolo meglio.

Michelangelo Buonarroti il Giovane

Nato a Firenze nel 1568 e ivi morto nel 1646, oltre ad essere il pronipote del famoso artista è stato uno scrittore.

Michelangelo, detto il Giovane, nasce da Leonardo di Buonarroto Buonarroti Simoni e Cassandra di Donato di Vincenzo Ridolfi.

A diciotto anni ha già composto versi ispirati al grande Petrarca e un anno dopo, nel 1585, entra all’interno dell’Accademia Fiorentina.

Tra il 1586 e il 1591 frequenta l’Università di Pisa dove conosce Galileo Galilei e frequenta Maffeo Barberini, futuro papa Urbano VIII.

Ritornato a Firenze inizia ad affermarsi come accademico e poeta, stringendo importanti amicizie.

Ma in quegli anni, si sa, è importante entrare all’interno di qualche corte prestigiosa.

L’occasione per il Nostro si presenta nel 1600 quando si festeggiano le nozze fra Maria de’ Medici ed Enrico IV di Navarra, re di Francia.

Michelangelo è incaricato di redigere una Descrizione da divulgare con la stampa, come consuetudine dell’epoca.

Questo incarico segna ufficialmente il suo ingresso a corte, dove ricopre il ruolo di poeta con competenze nel campo degli spettacoli.

La Tancia, 1612.

In quest’ambito è incaricato di comporre invenzioni per mascherate e giostre.

Il lento declino

Poco dopo la fortuna inizia ad abbandonarlo.

La presentazione della Fiera al teatro degli Uffizi non piacque ai granduchi, che la criticarono aspramente.

La Fiera

Michelangelo non è messo al bando ma viene emarginato.

Da quel momento inizia ad occuparsi del restauro e dell’abbellimento della casa di via Ghibellina, acquistata dal famoso prozio.

Casa Buonarroti

E’ bene chiarire subito un particolare: Michelangelo Buonarroti non nasce in questa dimora ma a Caprese in provincia di Arezzo, dove suo padre Ludovico di Leonardo si è trasferito per ricoprire una carica pubblica.

Tornando alla “nostra” Casa Buonarroti qui, nel 1508, ha acquistato tre piccoli appezzamenti confinanti appartenenti alla famiglia Bonsi.

Nel 1514 la proprietà si ingrandisce grazie all’acquisto di un altro fondo confinante con l’ospedale di Santa Maria Nuova, fondo acquistato da Michelangelo.

L’artista soggiornò qui più volte, come testimoniato da documenti storici.

Da questi ultimi si evince l’interesse, da parte dello scultore, di dare una buona sistemazione ai suoi parenti in particolare al nipote Leonardo, figlio di suo fratello minore Buonarroto.

Nel 1553 Leonardo sposa Cassandra di Donato Ridolfi che un anno dopo dà alla luce il primo figlio.

Museo di Casa Buonarroti: l’opera di Michelangelo il Giovane

A noi interessa il terzo figlio della coppia, proprio quel Michelangelo il Giovane che darà lustro alla casata.

Alla morte del padre, nel 1599, le proprietà del tratto di via Ghibellina (chiamato all’epoca via Santa Maria) sono col tempo accresciute e di conseguenza è iniziata la trasformazione o, meglio, l’accorpamento delle proprietà per dare vita ad un unico palazzo.

Dal 1612 è Michelangelo il Giovane che inizia a far edificare il palazzo come lo vediamo oggi.

L’intento è quello di dare lustro al grande prozio, celebrandolo nelle decorazioni degli ambienti e ospitando all’interno una collezione di disegni, bozzetti e opere del grande artista.

Casa Museo buonarrotti
Casa Museo Buonarroti, Firenze

Esternamente l’edificio è molto semplice, intonacato, con conci di bugnato agli angoli e finestre incorniciate da nodini in pietra; le stesse poggiano su ricorsi sempre in pietra.

Sul portone che prospetta su via Ghibellina è collocato un busto rappresentante Michelangelo eseguito da Clemente Papi e Ludovico Caselli nel 1875.

Sull’angolo si trova lo scudo con l’arma dei Buonarroti.

Appena entrati ci accoglie la Sala Archeologica che comprende una collezione di circa centocinquanta pezzi appartenenti a civiltà, epoche, tipologie molto diverse fra loro.

I reperti appartengono alla collezione di Casa Buonarroti e il merito di aver riunito un nutrito numero di pezzi va a due esponenti della famiglia Buonarroti: Michelangelo il Giovane e Flippo.

Le sale principali del Museo Casa Buonarroti

E’ chiaro che non vi svelerò tutto: i miei articoli vogliono destare la Vostra curiosità per invitarvi a visitare questi musei molto particolari.

E’ durante la visita guidata che svelo tutti i dettagli e gli approfondimenti sulle diverse opere e decorazioni murali.

L’obbiettivo principale che mosse Michelangelo il Giovane alla sistemazione di questa dimora è chiaramente quello di dare lustro al suo prozio.

Non è un caso, quindi, che è lui a redigere il programma iconografico che si snoda nei diversi ambienti da lui ideati e sempre lui si occupa di ingaggiare i migliori artisti in circolazione per portare a compimento le complesse decorazioni.

Il percorso si snoda attraverso una serie di sale che espongono, oltre a disegni e rifacimenti pittorici da Michelangelo, le collezioni di Casa Buonarroti riunite insieme dai discendenti diretti dell’artista che abitarono in questo palazzo.

Gli ambienti che più catturano l’attenzione sono: la Galleria, la Camera della notte e del dì, la Camera degli angioli e lo Studio.

Museo Casa Buonarrotti, La Galleria
Museo Casa Buonarroti: La Galleria
Museo Casa Buonarrotti, camera della notte e del dì
Museo Casa Buonarroti, La Camera della notte e del dì
Museo Casa Buonarroti, camera degli angioli
Museo Casa Buonarroti, Camera degli Angioli

La Galleria

La Galleria è un ambiente che toglie il fiato per la sua bellezza.

La sala viene allestita tra il 1613 e il 1635.

Il tema della decorazione è l’ Esaltazione o Elogio di Michelangelo, in cui, attraverso tutta una serie di dipinti, si realizza una biografia dell’artista.

Per la decorazione pittorica dei diversi ambienti, dicevo, Michelangelo il Giovane, ingaggia gli artisti più attivi a Firenze, fra cui l’ Empoli, il Passignano, Artemisia Gentileschi, Matteo Rosselli, Francesco Furini …

Le dieci tele che si snodano lungo le pareti rappresentano i diversi momenti in cui Michelangelo viene in contatto con papi e sovrani; mentre le tele del soffitto rappresentano scene della morte e apoteosi dell’artista circondato da allegorie delle sue qualità.

Tra queste merita sicuramente menzionare l’allegoria dell’ Inclinazione realizzata da Artemisia Gentileschi, intorno al 1615-1616.

Museo Casa Buonarroti, allegoria dell'inclinazione
A. Gentileschi, Allegoria dell’Inclinazione, 1616. Firenze, Museo Casa Buonarroti

Spiccano nell’opera le caratteristiche principali della pittrice: il nudo si presenta in tutta la sua carnalità definita dolcemente da graduali passaggi di luce e ombra.

Splendido il panneggio della veste, dove la luce si appoggia sulle pieghe in superficie e ci restituisce il senso tattile del prezioso panno, quasi un raso cangiante, che copre parte delle nudità della donna.

La Camera della notte e del dì

Alla Galleria segue La Camera della notte e del di, la cui decorazione viene iniziata nel 1624.

Nel 1625 Jacopo Vignali dipinge ad affresco sul soffitto Il Padre eterno che separa la luce dalle tenebre e le personificazioni della notte e del dì che danno il nome alla sala.

Degno di nota è lo Scrittoio entro il quale Michelangelo il Giovane si ritirava a studiare.

La camera degli Angioli


Quest’ambiente è stato usato come cappella a partire dal 1677.

Jacopo Vignali esegue gli affreschi alle pareti che rappresentano I santi e beati della città e del contado di Firenze che, preceduti da Giovanni Battista, avanzano in processione dalla chiesa militante alla chiesa trionfante

Splendido il soffitto con la cupola decorati da Michelangelo Cinganelli che rappresentano San Michele Arcangelo e gli angeli musicanti.

Museo Casa Buonarroti, soffitto camera degli angioli
Museo Casa Buonarroti, Camera degli angioli, part. del soffitto

All’interno della sala, adagiata su una parete, la mensa dell’altare sopra la quale si trova una splendida tarsia lignea di Benedetto Calenzuoli, rappresentante La Madonna col Bambino.

Museo Casa Buonarroti, Camera degli angioli, altare
La splendida tarsia lignea rappresentante la Madonna con Bambino.

Nelle nicchie troviamo il busto di Michelangelo il Giovane e i ritratti di Cosimo Buonarroti e della moglie Rosina Vendramin.

Lo Studio

Altro ambiente splendido, lo Studio risale al 1633-1637.

Il soffitto è decorato da Cecco Bravo con la Personificazione della Fama.

Quello che veramente cattura lo sguardo è la decorazione che si snoda in alto dal sottotetto dove lo stesso Cecco coadiuvato da Matteo Rosselli e Domenico Pugliani rappresentano i Toscani illustri: poeti, scrittori, matematici, fisici, filosofi, teologi…

Museo Casa Buonarroti, Studio, part. della decorazione delle pareti con la rappresentazione di poeti e scrittori

E’ impossibile non sentirsi osservati dalle menti eccelse che, in uno splendido trompe l’oeil, si affacciano da una balconata mentre sono intenti nelle loro discussioni dotte, quasi a coinvolgere anche lo spettatore a partecipare alla discussione.

La Sala dei Marmi

Ed eccoci arrivati alla sala che contiene due splendidi capolavori giovanili di Michelangelo: la Madonna della Scala e La Battaglia dei Centauri, collocati insieme dopo alterne vicende che li ha visti sistemati, in precedenza, in altre stanze della Casa.

Museo Casa buonarroti, Madonna della Scala
Michelangelo, Madonna della Scala, 1490 ca. Firenze, Museo Casa Buonarroti

La Madonna della Scala è un capolavoro giovanile dell’artista in cui, come ci informa Vasari, Michelangelo vuole emulare Donatello.

In quegli anni Michelangelo frequenta il famoso Giardino di San Marco istituito da Lorenzo il Magnifico che lo fece diventare una sorta di Accademia in cui i giovani artisti potevano studiare e copiare le collezioni medicee di arte antica.

L’opera, benchè di piccole dimensioni, è grandiosa nella sua concezione.

Sicuramente la prima cosa che attrae il nostro sguardo è l’imponente figura della Vergine spostata tutta sulla destra.

Secondo i nuovi canoni della scultura dell’epoca, introdotti soprattutto da Donatello, lo spettatore è invitato ad entrare nell’opera seguendo gli scalini che conducono alla sommità.

In cima a questa dei bambini, che indossano semplici tuniche, danzano, mentre un altro si affaccia e guarda verso il basso.

La tecnica è straordinaria.

Michelangelo, come già fatto da Donatello, usa lo stiacciato, la variazione millimetrica dei diversi piani da un minimo, impercettibile, spessore sullo sfondo, – dove il panneggio delle vesti dei bambini si risolve quasi in un disegno appena accennato – fino all’aumento graduale dello spessore nell’ immagine della Madonna e del Bambino in primo piano.

Naturalmente variando lo spessore si riesce anche a dare una spazialità prospettica all’opera.

Un’ opera, questa, che vive dei tenui e delicati passaggi chiaroscurali che definiscono il panneggio del manto della Vergine, ma anche l’anatomia dei corpi.

La luce, infatti, mette in evidenza il busto ben tornito del piccolo Gesù, illumina la mano della madre, ne segue il profilo del volto.

Dalla Madonna della Scala … alla Battaglia dei centauri

L’altro marmo conservato nella stessa sala è la Battaglia dei Centauri.

Museo Casa Buonarroti, Battaglia dei centauri
Michelangelo, Battaglia dei Centauri, 1490-1492. Firenze, Museo Casa Buonarroti

Secondo quanto racconta il Condivi nella biografia dell’artista, la Battaglia sarebbe stata eseguita per Lorenzo il Magnifico, rappresentando un tema suggerito dal Poliziano.

Vasari la inserisce nella descrizione del giardino di S. Marco.

L’ opera rimase sempre in Casa Buonarroti.

Ci sono molti disegni di Michelangelo che testimoniano i diversi studi per l’esecuzione di questo marmo.

Straordinaria è la dinamica della composizione con i corpi che si uniscono gli uni con gli altri tramite l’intreccio di mani e gambe.

L’opera esprime in pieno il classicismo michelangiolesco, mutuato dallo studio delle fonti classiche: osservate l’anatomia possente dei corpi, quasi un anticipo del Manierismo degli anni romani dell’artista.

In questo altorilievo i corpi si staccano prepotentemente dallo sfondo e i giochi di luce definiscono l’anatomia e, quindi, la muscolatura dei corpi.

Anche la lavorazione dei capelli ricorda la statuaria romana antica.

L’agente dei Gonzaga, a proposito del rilievo, scrive che esso è principiato ma non finito: le figure in primo piano presentano, infatti, pezzi di marmo che andavano rimossi.

Museo Casa Buonarroti, conclusioni

Il Museo conserva, inoltre, la più ricca collezione al mondo di bozzetti di Michelangelo e della sua scuola, tra questi, splendidi, anche I due lottatori.

Assolutamente importante la raccolta di disegni di proprietà della famiglia: pensate la più cospicua al mondo con i suoi più di duecento fogli.

La Casa subì alterne vicende storiche.

Sicuramente la fase più brutta fu durante la rivoluzione francese, quando alla morte di Leonardo Buonarroti nel 1799, nessuno dei figli era in città per potersi prender cura dell’avita dimora che, a malincuore, venne temporaneamente affidata agli spedalinghi di Santa Maria Nuova.

Nel 1801 i Buonarroti rientrano in possesso del palazzo, ma questo stava andando incontro alla rovina.

E’ Cosimo Buonarroti che nel 1858 istituì un Ente Morale che si prendesse cura dell’edificio e delle raccolte d’arte, ponendo le basi per la nascita della Fondazione che ancora oggi gestisce la proprietà.

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