Una mostra imperdibile a Palazzo Strozzi ripercorre la vicenda artistica del grande scultore fiorentino

A Palazzo Strozzi e al Museo del Bargello è in corso una grande mostra che celebra il grande Donatello, padre del rinnovamento della scultura nel Rinascimento.

Ecco le mie impressioni.

L’esposizione è estremamente importante per numero di opere e prestiti che si è riusciti ad ottenere.

E’ cronologica, cosa che permette di seguire l’evoluzione della scultura del grande fiorentino.

Quello che mi ha favorevolmente impressionato è che Donatello è inserito in un contesto più ampio di confronti con opere di altri artisti che mette in evidenza l’influenza che ha avuto negli artisti del Rinascimento e oltre, fino ad arrivare ad Artemisia Gentileschi.

La mostra è articolata in sezioni tematiche che conducono il visitatore in un viaggio nel mondo dell’arte del fiorentino e degli artisti che gravitano intorno a lui.

Gli esordi di Donatello

Appena entrati in mostra siete accolti dai due famosi Crocifissi: quello di Brunelleschi e quello di Donatello, nonchè dal giovanile David vittorioso del 1408.

Mostra donatello, prima sala
Mostra Donatello. Il rinascimento, prima sala.
Donatello, David vittorioso, 1408.
Firenze, Museo Nazionale del Bargello.

Donatello si forma nella bottega del Ghiberti, orafo, impegnato nei primi anni del Quattrocento nella realizzazione della Porta Nord del Battistero di Firenze.

Negli stessi anni diventa anche amico di Brunelleschi con il quale effettuerà un viaggio a Roma alla scoperta delle antichità classiche.

In questi primi anni Donatello si muove ancora fra uno stile Tardogotico e la sua voglia di innovazione.

Ne è uno splendido esempio il David dove la falcata ancora pesante dei panneggi delle vesti che coprono il corpo dell’eroe, ancora non rappresentato nudo – vestito solo della sua virtù come nel David di qualche anno dopo- rimanda a retaggi culturali Tardogotici, convive con una posa più mossa, più protesa nello spazio, rispetto alla rigidità della scultura Medievale.

Diciamolo subito.
Qual è la grande rivoluzione che Donatello porta nell’ambito della scultura?

La resa dell’espressione, dei sentimenti.

Donatello riesce a rendere in modo sorprendente la dimensione umana dell’effigiato. I suoi sentimenti, le sue passioni. E’ abbandonata la fissità, la ieraticità della scultura medievale.

L’uomo nuovo di Donatello è un uomo cosciente delle Sue Virtù, un uomo che vive nello spazio, che è pienamente inserito in esso, grazie all’utilizzo della prospettiva.

Con degli accorgimenti prospettici straordinari, infatti, egli muove e fa vivere le sculture nello spazio che automaticamente diventa un tutt’uno con l’opera.

La Terracotta

La seconda sezione della mostra mette in evidenza una delle grande innovazioni della coppia Brunelleschi – Donatello.

E’ l’uso della terracotta, materiale già conosciuto al tempo di Plinio il Vecchio, che ne parla nella sua Naturalis Historia, ma di cui se ne era perso l’uso nel corso dei secoli.

Donatello e Brunelleschi la “riportano in luce”, utilizzandola soprattutto per creare opere di devozione privata, in produzione seriale, come nelle splendide serie delle Madonne con Bambino che diventano quasi un’icona della Bottega di Donatello.

Donatello studia il rapporto Madre e Figlio osservandolo da più angolazioni e da più punti di vista.

Quello che ne scaturisce sono delle immagini velate di una grande dolcezza e umanità con quel dettaglio della fronte dei due che si sfiora fino a toccarsi e stringersi in un abbraccio d’amore.

La carriera di Donatello è ormai avviata.

Nel giro di circa quindi anni, dal 1410 – 1412 al 1427 l’artista compie un’ascesi trionfale come creatore di statue, opere che lo rivelano al mondo come il grande scultore del secolo.

La sua innovazione: riportare in luce figure classiche infondendo loro più movimento e più espressione dei sentimenti.

Ne sono un esempio opere quali San Pietro, San Marco, San Giorgio per Orsanmichele, il San Giovanni Evangelista per la facciata del duomo di Firenze, e i sei Profeti per il Campanile di Giotto.

Nonostante la sua formazione all’interno della Bottega del Ghiberti, l’artista non fu mai un metallurgo di professione. Anzi. Si inventò una metallurgia rapida, sintetica, concentrata solo su determinati e significativi passaggi.

Significativo a questo proposito il Reliquiario di San Rossore, uno dei primi busti ritratto, realizzato con le tecnica antica della statuaria romana nella resa delle ciocche dei capelli e, soprattutto, con un’impostazione dal basso verso l’alto (il Santo tiene la testa piegata verso il basso) pensata per chi osservava il Reliquiario, posto in alto, dal basso.

Mostra di donatello, busto di San rossore
Donatello, Busto-Reliquiario di San Rossore, 1422-1425. Pisa, Museo Nazionale di S. Matteo.

La quarta sezione della mostra: Spazio scolpito, spazio dipinto.

Dal rapporto con Brunelleschi, Donatello trae un grande vantaggio per quanto concerne l’uso della prospettiva.

Donatello comprese, infatti, che le leggi prospettiche potevano essere utilizzate per inserire pienamente la figura nello spazio.

I famosi scorci prospettici, si potevano adattare in funzione della mobilità dello spettatore.

Donatello inizia molto presto ad utilizzarla non solo come inganno ottico ma ne sfrutta il potenziale espressivo in senso drammatico.

Obbligo a questo punto menzionare la tecnica dello stiacciato utilizzata dal fiorentino per variare la profondità dei piani, cosa che si nota molto bene nel Convito di Erode eseguito per il Battistero di Siena, esposto in mostra.

Mostra di Donatello, banchetto in casa di Erode.
Dettaglio del Convitto di Erode, 1423-1427. Siena, Battistero di San Giovanni, fonte battesimale.

Una spazialità complessa che si nota anche nella splendida Madonna Pazzi: la Vergine stringe il Bambino in un tenero abbraccio, il dettaglio straordinario del contatto della fronte e del naso con quello del piccolo.

Il rilievo “stiacciato” è trattato con grande virtuosismo, come si nota dalla morbidezza con cui sono eseguite le mani, tridimensionali; tridimensionalità accentuata dalla cornice che ha la forma di una finestra prospetticamente schiacciata.

Mostra di Donatello, Madonna Pazzi
Donatello, Madonna col Bambino (Madonna Pazzi), 1422. Staatliche Museen.

In mostra … gli Spiritelli

E sono presenti anche loro, nella quarta sezione della mostra.

Gli spiritelli, ovvero i putti “nudi e alati”, che non sono stati inventati da Donatello ma che sono un retaggio classico rivisitato dal grande scultore.

Dal nodo del pastorale del San Ludovico, alla corazza e alla sella del Gattamelata fino ad arrivare al letto su cui Giuditta uccide Oloferne: tutto un campionario di genietti e puttini alati viene esibito dal grande scultore.

Vero e proprio spiritello per eccellenza è Amore Attis, prima statua pagana del Rinascimento, creata forse per la famiglia Bartolini Salimbeni.

Mostra Donatello, due spiritelli
Donatello, Due spiritelli, 1436-1438. Parigi, Institut de France, Musée Jacquemart-André
mostra di Donatello, Amore-Attis.
Donatello, Amore – Attis, 1435-1440 ca. Firenze, Museo Nazionale del Bargello.
Mostra di donatello, spiritello.
Donatello, spiritello.

Molte sono state le ipotesi sull’identità di questo misterioso fanciullo che ha l’aspetto di un idolo pagano.

Esso presenta la coda del fauno e sandali, con cui pesta due serpenti attorcigliati, da cui spiccano piccole ali; il torso è nudo e possente come quello di un Ercole Bambino.

Bellissimo il volto – gli spiritelli sono i miei preferiti, lo ammetto sono di parte – sorridente e con le gote paffute.

Per Prato: il pulpito

Uno dei momenti più interessanti della mostra è la sesta sezione che espone i lavori per il pulpito di Prato.

Eseguito insieme a Michelozzo, il pulpito per il Duomo di Prato, D’Annunzio lo chiamava il pulpito meraviglioso”, viene portato a termine nel 1438.

Splendida la teoria di putti che si libra in una danza ritmica, frenetica, al suono dei tamburelli, eseguendo passi leggiadri; indossano vesti leggerissime dai delicati panneggi.

Il tutto stagliato contro un fondo a tessere di mosaico, vera raffinatezza che dona un timbro pittorico alla gruppo scultoreo.

L’ esposizione continua con le porte in bronzo realizzate per la Sagrestia di Vecchia di San Lorenzo a Firenze, commissionate dai Medici.

Tra Firenze e Padova

Verso la fine del 1443 Donatello lascia Firenze per Padova.

Doveva essere un viaggio breve. Ci resta, invece, undici anni.

Le commissioni sono importanti.

Un crocifisso ligneo, di recente attribuzione, per la chiesa di S. Maria dei Servi, le sculture per l’altare maggiore della Basilica del Santo, e il grande monumento equestre al Gattamelata.

Mostra Donatello a Palazzo Strozzi, una delle sale espositive.

In mostra sono presenti il crocifisso bronzeo, la formella con l’Imago Pietatis che andrà ad influenzare l’analoga opera di Giovanni Bellini, e lo splendido bassorilievo con il Miracolo della mula.

L’arrivo di Donatello a Padova è foriero di grandi novità per la città veneta, e non solo.

Prima dell’arrivo dell’artista, il linguaggio di Padova era improntato ancora sul tardogotico che tentava di essere svecchiato da artisti amanti della classicità come lo Squarcione nella cui bottega si forma il giovane Andrea Mantegna che lavora anche lui al Santo negli stessi anni del fiorentino e ne percepisce le forti novità, tradotte in una serie di Madonne con Bambino, come quella del Poldi Pezzoli, uno dei prestiti di punta della mostra.

Mostra di donatello, Imago Pietatis
G. Bellini, Imago Pietatis, 1456 ca.
Venezia, fondazione Musei Civici Venezia, Museo Correr.
Mostra di Donatello, a. Mantegna Madonna con Bsmbino
A. Mantegna, Madonna col Bambino, 1490-1495 ca.
Milano, Museo Poldi Pezzoli.

E nel cantiere del Santo ci sono tutta una serie di incroci e di rimandi stilistici che sono straordinari fra Bartolomeo Bellano, Andrea Briosco detto il Riccio che, proprio vedendo le novità portate da Donatello farà nascere a Padova la scuola del bronzetto, e Pietro Lombardo.

Influenze che si estendono anche nelle opere di Marco Zoppo, Giorgio Schiavone, Niccolò di Giovanni Fiorentino fino al legnoso Ercole de’ Roberti.

Di nuovo in Toscana

Donatello torna per sempre in Toscana nel 1454, dove trascorse anni abbastanza tormentati che hanno il loro influsso sulle ultime opere.

Continua incessantemente a lavorare, anche con nuovi materiali (cere e argille) e continua ancora il confronto con l’antico, bene evidenziato in mostra dalle due teste equine di cui una frammento incompiuto per il Monumento equestre ad Alfonso il Magnanimo di Napoli.

Il confronto, invece, fra la Crocifissione del Nostro e l’omologo rilievo di Bertoldo di Giovanni rinvia il pubblico alle tre sezioni della mostra ospitate al Museo del Bargello.

Al Bargello

A completamento dell’esposizione di Palazzo Strozzi il percorso continua al Museo del Bargello.

Per l’occasione, lo splendido Museo ha visto “riallestito il Salone di Donatello attorno a tre grandi capolavori quali il San Giorgio, il Marzocco e il David.

Fulcro di tutta l’esposizione resta, a mio avviso, la splendida Madonna Dudley, una delle opere di Donatello che ha avuto maggior seguito, il cui riflesso lo si coglie perfettamente nella Madonna della Scala

Mostra di donatello, Madonna del Pugliese
Donatello, Madonna col Bambino (Madonna del Pugliese – Dudley), 1440 ca.
Londra, Victoria and Albert Museum.
Mostra Donatello, Michelangelo, Madonna con Bambino.
Michelangelo, Madonna col Bambino (Madonna della Scala), 1490 ca. Firenze, Casa Buonarroti.

di Michelangelo a testimoniare come l’influsso del grande genio del rinascimento travalichi per oltre il Quattrocento fino ad arrivare a tutto il cinquecento e oltre: Artemisia Gentileschi docet.

La mostra di Donatello e’ quindi una grande occasione per studiare a fondo l’opera e l’influenza che questo artista ha esercitato nel Rinascimento.

La mostra chiuderà i battenti il 31 luglio 2022.

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