Nel 1871 Boldini arriva a Parigi ed entra in contatto con il mercante d'arte Adoplhe Goupil che monopolizza la sua prima attività parigina

Il mercante Adolphe Goupil riesce a monopolizzare la prima produzione artistica parigina del pittore con soggettini vezzosi e galanti. Conosciamo più da vicino questa fase pittorica del grande artista.

Dopo essersi trasferito a Firenze dalla natìa Ferrara ed essere entrato in contatto con il gruppo dei Macchiaioli Toscani.

Boldini, animo inquieto e sempre assetato di nuove conoscenze, si reca a Parigi e Londra, negli anni Sessanta dell’Ottocento.

Nel 1871 decide di stabilirsi definitivamente a Parigi e, dopo aver preso casa e atelier, il primo problema che si presenta è quello di inserirsi nella scena artistica parigina.

In quegli anni a Parigi detta legge il mercante d’arte Adolphe Goupil che impone agli artisti un genere di pittura particolare: soggettini galanti, vezzosi, in abiti settecenteschi o stile Impero, sullo stile di Meissonier e di Mariano Fortuny.

Lo stile voluto da Goupil si vendeva facilmente alla borghesia amante di soggetti semplici, che stuzzicano l’appetito e per questo di facile presa sul mercato.

Diciamo subito che Boldini dovette adeguarsi e rinnegare tutto quello che ha appreso durante il soggiorno fiorentino, nella fattispecie il rigore pittorico della macchia.

Questa cosa suscitò l’ira di Diego Martelli, il critico dei Macchiaioli, che definì le opere del Nostro di quegli anni zuccherosi pasticcini arrabbiandosi persino con Boldini per essere sceso tanto in basso.

D’altronde a Boldini è sempre interessato vendere, avere un mecenate e fare soldi.

E su questo Goupil non pecca.

Lo paga bene, tanto che Giovanni si libera in fretta di Reitlinger il mercante a cui è legato fino a quel momento giudicandolo troppo meschino rispetto alle sue aspettative.

Zuccherosi pasticcini …

I soggetti richiesti dalla Maison Goupil sono scenette di vita quotidiana ambientate in un Settecento galante e capriccioso o nel più “austero” stile Impero.

E, quale virtuoso del pennello, Boldini si infila a capofitto in questa avventura e vende, vende molto bene.

Boldini, Giovane paggio che gioca con un levriero, 1869. Società di Belle Arti, Viareggio

Il cambiamento di stile rispetto al rigore della Macchia lo si vede bene nell’opera Giovane paggio che gioca con un levriero: un giovanotto (forse il figlio di Adelina Wolff, figlia ed erede di Isabella Falconier, mecenate di Boldini) in abiti rinascimentali è steso su una panca e gioca con un levriero.

L’abito, dai riflessi serici, presenta una lucente calzamaglia e, intorno al collo, una piccola rouches, che mette in evidenza il volto delicato e i capelli mossi dal movimento della testa del ragazzo intento al gioco.

Un dipinto semplice, che soddisfa la voglia di un’immagine gradevole che, con l’ambientazione in costume, ci trasferisce fuori dalla realtà contemporanea, in una situazione ludica.

La stesura brillante, corsiva, e volutamente non convenzionale risente della suggestione galante delle opere di Meissonier a cui Boldini guarda, forse, con una vena di compiacimento

La Versailles galante di Boldini

Per soddisfare le richieste di Goupil, Boldini, nell’estate del 1874 e nella primavera del 1875, si trasferisce a Versailles (lo studio dal vivo è sempre presente nella volontà del Nostro), dove alloggia al numero 17 di boulevard Saint-Antoine.

Boldini, Passeggiata al parco di Versailles, 1876
Boldini, Incontro nel parco di Versailles, 1876. Bottegantica, Bologna
Boldini, Vecchia canzone (Due dame in costume settecentesco al pianoforte), 1871. Montecatini Terme, collezione Bentivegna

Il tono di queste opere è perfettamente evidente nelle opere Passeggiata al parco di Versailles e Incontro al Parco di Versailles: Boldini riproduce statue, fontane e balaustre del famoso parco, e ci inserisce piccoli ma graziosi soggettini in abito settecentesco con le movenze galanti e capricciose tipiche del Rococò.

Il suo pennello è magistrale nel rendere le stoffe, i merletti e la vegetazione che fa da corona alle scene galanti.

D’altronde lo stesso stile aggraziato e capriccioso lo si ritrova in Vecchia canzone in cui due amabili damine in abiti settecenteschi sono intente a suonare un motivetto al pianoforte.

Ernest Meissonier

Questo motivo di genere di sapore settecentesco è stato messo in voga a Parigi, dicevo, dal pittore Ernest Meissonier, e costituiva la controparte al gusto ufficiale delle opere dell’epoca.

Meissonier, , Gli amatori dell’Arte, 1860. Parigi, Louvre

E’ uno stile brioso, leggero, quanto abile nella scioltezza di un pennello intriso di colore che richiama, inoltre, lo stile di Mariano Fortuny.

Lo stile di quest’ultimo fu molto amato da Boldini, stile che possiamo ritrovare, in tono più spagnoleggiante, nella Serenata: la scena di genere ha questa volta un’ambientazione spagnola che ci mostra un giovane torero che, seduto su un tavolaccio di legno, ascolta la “serenata” che una fanciulla vestita con un abito tutto di gale e falpalà sta suonando.

Boldini, Serenata, 1873. Williamstown,
Sterling & Francine Clark Art Institute

La pittura pullula di minuscole, preziose, pennellate, quasi perle di colore che si insinuano fra pizzi e merletti donando lucentezza e trasparenza.

Il Nostro presenta qui un ductus “irrequieto” che costruisce la scena con grande realismo: da notare il manifesto della corrida sulla parete e le stoffe preziose gettate sullo stipo.

Goupil: bisogna solleticare il gusto del pubblico

L’abbiamo capito, il pubblico di Goupil era composto da un ceto emergente e incolto, portato alla ricerca di facili sensazioni nei boudoirs, al talco di scollate damine e, anche, alla mordente fisicità di spregiudicate cocottes che il virtuosismo boldiniano rendeva quasi vive in dipinti di dimensioni talmente ridotte da giustificare la frase di Martelli di zuccherosi pasticcini.

Boldini, Due signore con pappagallo, 1873 ca. Bologna, Bottegantica

Basta osservare Due signore col pappagallo: sembra quasi di udire le vocine “graziose” per non dire lo squittire delle due donne che con movenze affettate fanno corona al pappagallo.

Quello che colpisce di più in quest’opera è il colore: Boldini riesce a rendere perfettamente la lucentezza serica del raso, i cangiantismi delle lunghe vesti stile Impero che lasciano intravedere generose scollature.

Il raso delle scarpine è un semplice tocco di luce che ti conquista.

Berthe…

Chi conosce la vita di Boldini sa che le donne sono un altro capitolo fondamentale per l’artista.

Ed è così che appena arriva a Parigi si trova una graziosa bambolina, Berthe, che gli fa da modella e da amante, prima di essere soppiantata, dopo più di dieci anni, dalla contessa de Rasty.

E’ in questi primi anni, quando il rapporto fra Boldini e Goupil è ancora molto stretto, che la giovane modella si presta anch’essa ad essere ritratta per queste piccole, scherzose, operette.

Quanto è lontano il Boldini grande ritrattista che, con una pennellata che ormai è diventata un vero e proprio fuoco d’artificio, immortala le divine dell’epoca.

Con Berthe ancora no.

Con Berthe, ritratta in diversi momenti della giornata, il tocco dell’artista è ancora definito da pennellate piccole e vezzose.

Boldini, La lettera, 1873. Bottegaantica, Bologna
Boldini, La visita, 1874
Boldini, Berthe in campagna, 1874. Collezione privata

Eccola Berthe con il suo elegante abito stile impero, che lascia ben scoperte le spalle e le stringe la vita, che si accinge ad entrare in casa.

La bravura dell’artista è tale che ci sembra di sentire il fruscio della stoffa di seta.

Ma la piccola Berthe non è che un elemento, seppur centrale, della composizione.

Quest’ultima è definita da una natura densa di vita, ravvisabile nei tralci di fiori, natura espressa con molteplici e sfrangiate pennellate, da tocchi sapienti che accendono la luminosità lattiginosa dell’atmosfera primaverile.

Lo stesso effetto lo notiamo nell’opera Berthe in campagna in cui la natura circonda la graziosa figurina, fiore di carne tra i fiori che la circondano.

Sulla panchina al Bois

Boldini, Sulla panchina al Bois, 1874. Collezione privata

Una fanciulla così bella, buona, amabile, da far venire l’acquolina in bocca”: così scrive Boldini all’amico Cristiano Banti a Firenze.

Quest’opera ci mette in diretto contatto con la bellezza e la grazia di questa vezzosa fanciulla: basta notare il dito mignolo appoggiato languidamente alle labbra.

Berthe, le gambe accavallate, racchiusa nella pesante veste in velluto da cui spuntano le deliziose scarpine, è seduta su una panchina al Bois.

Il colore si affolla grazie alle rapide pennellate, in un crescendo che quasi ti toglie il fiato.

La natura autunnale esplode in molteplici colori, frammenti rapidi e leggeri, quasi coriandoli, che esaltano la femminilità della giovane, incorniciando ed esaltando il perfetto ovale del volto.

Una pittura esplosiva, caratterizzata ancora da minuti colpi di pennello, ma che è già in via di trasformazione verso lo stile più maturo dell’artista, in quella pittura a fuoco d’artificio che caratterizzerà i ritratti del grande peintre italien.

La biografia sul pittore è sterminata, se avete voglia di ripercorrere la sua vita, i suoi amori, la sua tecnica … vi rimando al mio romanzo Un soffio di voile per rivivere la vita affascinante di questo straordinario ritrattista.

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